“La Società, pur riconoscendo gli sforzi profusi dal Governo e dalla Regione per trovare soluzioni idonee a consentire una nuova missione industriale per il sito di Napoli, si rammarica che i progetti presentati siano ancora in una fase non compatibile con le esigenze e tempistiche espresse dalla società più volte”.
Fumo nero dalla disputa sulla location Whirlpool a Napoli. Non è bastato, infatti, il confronto, durato più di 17 ore, per raggiungere ieri un accordo che evitasse la cassa integrazione e segnasse il possibile ricollocamento di 340 lavoratori e un nuovo progetto per lo stabilimento di via Argina. Il governo e l’azienda, infatti, non hanno trovato un accordo e, a tarda notte, la multinazionale americana ha annunciato la chiusura della procedura di licenziamento collettivo, scaduta ieri. Il calendario per la progettazione e realizzazione del Centro per la Mobilità Sostenibile, in cui opera un consorzio di 7 imprese individuate da Invitalia, prevede infatti l’avvio di un progetto industriale non prima del 15 dicembre.
Ma le lettere di licenziamento, che dovevano essere inviate oggi, restano congelate fino al 22 ottobre, in quanto il tribunale di Napoli ha rinviato a quella data la discussione di un ricorso presentato dai sindacati contro l’attività antisindacale di Whirlpool, accolto dalla società, che non ha preso alcun impegno. Anche l’intervento dei ministri Giorgetti e Orlando, sollecitati dai sindacati, non ha potuto evitare un mancato accordo.
Così, il governo sindacale e la società hanno 7 giorni in più per portare a termine la partita iniziata più di due anni fa, mentre i sindacati condannano con forza il fallimento dell’operazione, che creerà in Campania tensioni sociali difficili da gestire. Nel frattempo, l’azienda conferma la sua offerta di agevolazioni di riduzione dei dipendenti o il trasferimento in uno stabilimento produttivo in Virginia, e la disponibilità a proseguire le trattative sul trasferimento degli asset. La partita non è ancora finita: si può riprendere martedì.