L’economia Usa marcia a ritmo spedito, e a ritmo spedito continua a marciare anche l’inflazione Usa.
Niente da fare: oggi gli investitori sembrano arrendersi all’evidenza di uno scenario che costringerà la Fed di Jerome Powell ad alzare i tassi più di quanto anticipato.
Alle 15.50 circa ora italiana, il Dow Jones scende di oltre 330 punti (-0,99%), a 33.791; lo S&P 500 arretra dell’1,12% a 4.101 e il Nasdaq Composite scivola dell’1,13% a quota 11.934.
Sul mercato del reddito fisso, i tassi dei Treasuries Usa a 10 anni volano al 3,867%, non distanti dunque dalla soglia del 3,9%, mentre i tassi dei Treasuries a due anni avanzano al 4,657%.
Reso noto oggi prima dell’inizio della giornata di contrattazioni l’indice PPI, altro parametro cruciale del trend dell’inflazione. Il dato – indice PPI – è salito nel mese del 6% su base annua, in rallentamento rispetto al +6,2% di dicembre, ma decisamente oltre le stime di un incremento del 5,4%.
Su base mensile, il rialzo dell’inflazione misurata dall’indice è stato dello 0,7%, rispetto al +0,4% atteso e in decisa accelerazione rispetto alla flessione dello 0,4% precedente. Escluse le componenti dei prezzi dei beni energetici e alimentari, il dato core ha segnato inoltre un rialzo del 5,4%, inferiore al +5,5% di dicembre, ma anche in questo caso ben oltre il +4,9% atteso. Idem su base mensile: il PPI core ha riportato un aumento dello 0,5%, oltre il +0,3% previsto e contro il +0,1% atteso.
E’ l’ennesimo dato macro che indica che l’inflazione Usa non sta scendendo come sperato, non solo dai mercati, ma dalla stessa Banca centrale americana. D’altronde, i fondamenta
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