Virus Marburg in Ghana: simile all’ebola con sintomi tra cui diarrea, febbre, nausea e vomito

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura

Il  Ghana dichiara il suo primo focolaio di malattia da virus Marburg, solo due casi sono stati registrati e non imparentati tra loro. È la seconda volta che la zoonosi viene rilevata in Africa occidentale. Precedenti focolai e casi sporadici di Marburg in Africa sono stati segnalati in Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sud Africa e Uganda. Allertati anche i paese vicini per limitare i contagi

La conferma dei risultati dei test condotti è arrivata dal  laboratorio del Centro che collabora con l’Organizzazione mondiale della sanità. L’Institut Pasteur di Dakar, in Senegal, ha ricevuto campioni da ciascuno dei due pazienti della regione meridionale degli Ashanti del Ghana. Entrambi sono morti e non erano imparentati fra loro. I sintomi registrati sono  diarrea, febbre, nausea e vomito. Le prime due vittime ghanesi del virus Marburg sono un uomo di 26 anni che è stato ricoverato in ospedale il 26 giugno scorso ed è morto il giorno dopo e poi un uomo di 51 anni che si è presentato in ospedale il 28 giugno ed è morto lo stesso giorno. Entrambi sono arrivati nello stesso ospedale a pochi giorni l’uno dall’altro.

Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa afferma: “Le autorità sanitarie hanno risposto rapidamente, ottenendo un vantaggio nella preparazione in vista di una possibile epidemia. Senza un’azione immediata e decisa, Marburg, che è una febbre emorragica virale altamente infettiva, della stessa famiglia della più nota malattia da virus Ebola, può facilmente sfuggire di mano”.

Partito immediatamente il supporto dell’OMS che sta supportando una squadra nazionale congiunta nella regione di Ashanti e le autorità sanitarie del Ghana con esperti e dispositivi di protezione individuale, rafforzando la sorveglianza delle malattie. A caccia anche dei contatti per sapere se il virus si sta diffondendo. Fino a questo momento ne sono stati identificati più di 90, tra operatori sanitari e membri della comunità. Sono attualmente sotto in monitoraggio.

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