Venezia in pericolo, l’ipotesi che si discuterà in Unesco

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
Venezia in pericolo lo dice Unesco

L’ipotesi sarà analizzata durante i lavori dal 16 luglio al 31 luglio. Occorre bloccare completamente l’accesso alla laguna alle grande navi. Serve una soluzione a lungo termine secondo  i tecnici dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura).

Se approvato dal Comitato del Patrimonio Mondiale, l’Italia sarà chiamata a elaborare un piano e misure correttive da presentare nel febbraio 2022, con un rapporto che ne confermi l’attuazione. Per il ministro della Cultura, Dario Franceschini, questa non sarebbe una novità. Secondo lui, la decisione dell’Unesco è nell’aria ufficiosamente da tempo ed è “seria”. Positivo, secondo lui, il decreto legislativo del governo Draghi, che assicurò a lungo termine l’approdo definitivo delle grandi navi dalla laguna. Ora le grandi navi dovrebbero essere immediatamente bandite dal Canale della Giudecca.

Venezia è dal 1987 Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Se la città fosse inserita nell’elenco dei luoghi in pericolo, che attualmente comprende una cinquantina di siti, l’Italia dovrebbe concordare con le Nazioni Unite un piano di emergenza con un calendario. L’UNESCO, esprimendo preoccupazione, sottolinea che le soluzioni attualmente utilizzate per le navi non saranno sufficienti perché “non esiste un’alternativa pratica alla laguna per l’ormeggio”, scrivono i tecnici, sottolineando la necessità di “una soluzione a lungo termine che privilegia la totale prevenzione dell’accesso delle grandi navi alla laguna, reindirizzandole verso porti più idonei. «L’allarme lanciato dall’Unesco su Venezia deve farci accelerare sulla nuova destinazione delle navi in attesa di una soluzione definitiva a lungo termine, fuori dalla laguna», ha commentato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

«La posizione Unesco sottovaluta gli sforzi che si stanno facendo – commenta il consigliere comunale del Partito Democratico a Venezia Pier Paolo Baretta – Ma non facciamo l’errore di sottovalutarli noi. Si acceleri, allora, la predisposizione degli approdi alternativi transitori e si indichi una data certa. Per evitare il rischio di perdere in prospettiva la qualifica di home port, a favore di “porti più adatti dell’area” e salvare le imprese e l’occupazione veneziana, assicuriamo sin d’ora che per le navi più grandi, le cui caratteristiche vanno definite al più presto con operatori del settore ed esperti, la soluzione definitiva sarà con approdi fuori Mose. Solo dando risposte convincenti e di prospettiva, compatibili con le esigenze dell’ambiente e del lavoro, daremo un futuro alla nostra città».

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