Le Regioni danno il loro assenso per vaccinare in vacanza le persone che effettuano soggiorni lunghi. Scettico invece il governo
Da qualche settimana si discute sulla possibilità di vaccinare gli italiani anche in vacanza. Una decisione definitiva su questo tema non è stata ancora presa, ma la Conferenza delle Regioni ne ha discusso giovedì con i funzionari del governo per cercare di trovare una soluzione.
Il problema riguarda principalmente chi ha già ricevuto la prima dose e sta aspettando la seconda, quindi deve rispettare l’intervallo di tempo massimo tra le due per assicurarsi che il ciclo sia completo. Questo tema è molto sentito nelle regioni dove il turismo estivo è particolarmente importante per l’economia locale, e alcune di esse sono organizzate per vaccinare i turisti. I Presidenti di Piemonte e Liguria hanno firmato un accordo e per facilitare la vaccinazione delle persone in vacanza. Giovedì la Conferenza delle Regioni ha approvato un documento presentato dalla Commissione Sanità che prevede che la vaccinazione dei turisti in una località di vacanza si applichi solo a chi deve avere la seconda dose.
Pertanto, a seconda delle regioni, la vaccinazione durante le vacanze dovrebbe riguardare solo le persone che trascorrono un lungo soggiorno fuori dalla propria regione di residenza, mentre le persone che soggiornano per un breve periodo dovrebbero essere automaticamente escluse dalla vaccinazione nelle località turistiche. La regione ospitante deve valutare i candidati alla vaccinazione e, dopo l’accettazione, possono essere vaccinati solo coloro che devono ricevere la seconda dose. Al termine della vaccinazione il certificato deve essere trasferito all’anagrafe vaccinale della regione di residenza della persona.
Le Regioni specificano che «sia per le vaccinazioni ai lavoratori e soggetti fragili non residenti che per quelle che verranno realizzate a favore dei turisti non residenti, la struttura Commissariale dovrebbe garantire un equilibrio delle dosi consegnate ed una corretta tenuta dei flussi informativi».
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, ha inviato però una missiva alle Regioni: «Già in fase di prenotazione dovrà essere possibile trovare la data migliore per il richiamo e far sì che già in quella fase si possa spostarlo eventualmente in un altro giorno nel range dei 42 giorni o delle 4-12 settimane. Dare flessibilità significa che con un numero verde, oppure andando online è possibile spostare la data in un altro giorno. Ritengo sia fattibile, nei tempi tecnici di adeguamento dei sistemi informatici».