Se l’Italia e una parte crescente dell’Europa stanno facendo i conti con il Coronavirus Covid-19 e ciò che la profilassi sanitaria comporta, negli Usa la possibile epidemia è vista come un vero e proprio incubo. Non tanto o non solo per le ripercussioni economiche, quanto proprio sul piano strettamente sanitario. Perché in un modello come quello americano, in cui non esiste un sistema sanitario pubblico ma solo assicurazioni private, chi paga per test, tamponi e tutto ciò che è necessario per contenere un’epidemia?
Controlli a chi viene dall’Italia
Tanto che, dopo l’annuncio della American Airlines di aver sospeso i voli su Milano, ora gli americani faranno direttamente il test ai viaggiatori considerati a rischio. Il che significa test sul Coronavirus per il 100% dei passeggeri che arrivano con voli diretti negli Usa da Italia e Corea del Sud. Ad annunciare la nuova misura, in una conferenza stampa, è stato il vicepresidente americano Mike Pence, che ha poi incontrato le aziende farmaceutiche insieme al presidente Trump, annunciando che si potrebbe arrivare a un vaccino per il Covid 19 in sei mesi.
Preoccupazione
in un sistema sanitario come quello statunitense, le notizie di quarantene imposte dal governo federale si sovrappongono a quelle di test locali carenti, spesso fatti con kit non adeguati. E ciò che i cittadini si chiedono con crescente preoccupazione è non solo come ci si difenderà dal coronavirus, ma anche chi pagherà per prevenzione, test e cure. In Europa, terra di sistemi sanitari universali, il problema non si pone, almeno finché non verranno smantellati da politiche sempre più privatistiche. Nell’America della medicina privata è diverso. In teoria nelle emergenze interviene lo Stato, ma sono già emersi casi di cittadini rimpatriati dalla Cina e messi in quarantena che si sono visti recapitare conti di spese sanitarie per migliaia di dollari: non la quarantena in sé, ma il viaggio aereo, il trasporto in ambulanza, i controlli medici successivi al test.
Il sistema sanitario Usa è estremamente complesso, articolato in una miriade di assicurazioni e polizze sanitarie con vari gradi di copertura. E ora il rischio è che i malati a rischio preferiscano cavarsela con un antinfluenzale da banco comprato in farmacia anziché fare controlli medici potenzialmente costosi. E non a caso uno studio ipotizza che il virus circoli già da sei settimane, almeno nello Stato di Washington, e che ci siano centinaia di casi non diagnosticati.
Numeri
Secondo i dati del Census Bureau (che è più o meno l’Istat degli Stati Uniti), nel 2018 oltre 27 milioni di americani risultavano senza alcuna assicurazione medica; si tratta di più dell’8% della popolazione, un dato fra l’altro in aumento dello 0,5% rispetto all’anno precedente, così come sono in aumento i bambini e gli adulti di età fra i 35 e i 64 anni rimasti senza copertura. Essere senza assicurazione medica, negli Usa, vuole dire che non si può essere visitati da un medico, e dunque curati, come sa qualsiasi cittadino europeo che è stato in qualsiasi città degli States e ha avuto necessità di assistenza ospedaliera.
Il problema, fa notare ancora il Guardian, è che né i Repubblicani né i Democratici sembrano preoccuparsi di scardinare quello che è uno dei “capisaldi” dell’elitario sistema sanitario americano: pure Nancy Pelosi, presidente della Camera e non certo amica di Trump, due giorni fa non ha usato la parola ‘gratuito’ parlando del (possibile) vaccino per il coronavirus, ma ha annunciato che “dovrà avere un prezzo accessibile”.
Trump ha lanciato l’allarme agli americani: “Niente panico, ma accumulate provviste”. Molti ospedali denunciano di non avere strumenti per affrontare le emergenze: mancano tamponi, mascherine e perfino i ventilatori per la terapia intensiva. “Spero che il coronavirus ci colpisca in maniera leggera, altrimenti siamo nei guai” sintetizza al Washington Post il dottor Eric Toner e ancora: “I cinesi ci hanno dato un mese per prepararci al peggio. Non ne abbiamo fatto buon uso”.
Articolo originale di Quifinanza.it.