Usa contro google: sono 36 gli stati che accusano di monopolio

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
Usa contro google

36 Stati USA si schierano contro Google e avviano una causa contro la compagnia per il monopolio nella gestione del Play Store

In quello che sembra un ampliamento dello scontro noto tra Apple ed Epic Games si sono inseriti anche ben 36 Stati degli USA, che hanno deciso di fare causa però a Google, per una presunta posizione di monopolio, per quanto riguarda la gestione del Play Store.

La causa, datata 7 luglio 2021 e dunque decisamente recente, è portata avanti in forma ufficiale da vari Stati tra i quali Arizona, Colorado, Iowa, Nebraska, New York, North Carolina, Tennessee e Utah, citando una posizione dominante e scorretta di Google nella gestione del Play Store collegato ad Android.

La questione riguarda anche il famoso 30% che Google ottiene da ogni transazione sul proprio Store, ma anche la posizione di rilievo che questo ha rispetto ad altri store, ottenuta grazie alla pressione effettuata dalla compagnia come responsabile del sistema operativo.

Tuttavia, Google considera il tutto una “causa senza motivo”, trovandola peraltro “strana”, considerando che è portata avanti da pubblici ministeri dei vari Stati che hanno scelto di “attaccare un sistema che consente più apertura e possibilità di scelta rispetto ad altri”.

Con questo, Google si riferisce probabilmente alla stranezza di un attacco che non riguarda altri store simili, come quello di Apple, considerando anche come su Android ci sia una maggiore aperturanei confronti di possibilità diverse. Per quanto riguarda la somiglianza con la famosa causa legata a Fortnite, viene anche menzionata dal senior director of public policy di Google, Wilson White: “questa accusa ne replica una similmente futile da parte del grosso sviluppatore Epic Games, che ha beneficiato dell’apertura di Android distribuendo l’app Fortnite al di fuori di Google Play”. Per quanto riguarda la causa, Google sostiene che “Non riguarda aiuti per entità più piccole o la protezione dei consumatori. Si tratta solo di dare una mano a sviluppatori di grosse dimensioni che vogliono i benefici di Google Play ma senza pagare per questi. Seguire una richiesta del genere comporta rischi e costi maggiori per gli sviluppatori più piccoli”.

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