(Money.it) Il mondo non finirà, ma ripartirà da nuove basi, come ha sempre fatto. Sono i cicli economici. Tutto in questo mondo si muove per cicli più o meno grandi, importanti e lunghi.
Riflettevo su questo oggi guardando il mare. Vedendo il moto delle onde. L’onda si forma, cresce e si infrange. Sarebbe sciocco cercare di chiedere a quell’onda di non infrangersi. Le forze della natura devono fare il loro corso e così anche i cicli economici risentono di questa traiettoria inevitabile. Il ciclo economico che stiamo vivendo adesso è stato contrassegnato da un abnorme sviluppo di debito che ha gonfiato non un’onda, ma un vero e proprio tsunami.
Siamo al momento in cui si riesce a intravedere la cresta dell’onda che inizia a fare la schiuma e vengono in mente le immagini tremende dello tsunami di Banda Aceh del 26 dicembre 2004, in Indonesia. Molte persone rimasero travolte perché invece di scappare e mettersi in salvo e al riparo, rimasero impietrite e imbambolate a guardare l’onda formarsi. Quando l’onda devastante ha impattato, era ormai troppo tardi e non c’era più tempo per correre via verso la salvezza.
Gli avvertimenti che qualcosa di altrettanto devastante stia per impattare arrivano con grande apprensione dalle fonti più autorevoli. Ci sono molti analisti e molti esperti che hanno osservato questa ondata gonfiarsi ed acquisire energia. Come uno tsunami, la cui origine è un terremoto sottomarino, anche l’attuale tsunami finanziario è stato innescato dal terremoto violento scatenato dalla crisi del debito subprime del 2008. Da quel momento è andata gonfiandosi l’ondata di liquidità debitoria che ha ormai raggiunto la cosiddetta massa critica.
Investitori esperti, come Michael Burry, sanno benissimo quali sono le forze
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