Un nuovo approccio al settore minerario con il DL Materie prime critiche

Di Francesca Parisi 4 minuti di lettura
Green Economy

Approvato in Consiglio dei Ministri un nuovo decreto legge sulle materie prime critiche. Il Governo italiano ha adeguato la normativa nazionale del settore minerario agli obiettivi e agli standard europei previsti dal Critical Raw Materials Act (CRM Act). Questo provvedimento mira a garantire le materie prime essenziali per le transizioni digitale e green.

Obiettivi strategici del decreto

Il DL Materie prime critiche si pone diversi obiettivi strategici. In primo luogo, intende promuovere la transizione digitale e verde attraverso investimenti in infrastrutture che richiedono materie prime specifiche. Inoltre, mira a garantire la sicurezza nell’approvvigionamento, un tema reso urgente dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dai recenti dazi su materie prime come gallio, germanio e grafite. Infine, il decreto vuole rispettare i principi ambientali incentivando l’estrazione, la raffinazione e il riciclo all’interno dell’UE.

Il provvedimento introduce un approccio sistemico all’approvvigionamento delle materie prime strategiche, con l’obiettivo di analizzare la domanda e i fabbisogni del Paese attraverso nuove metodologie di monitoraggio della supply chain in tempo reale. Parallelamente, avvia un Programma Nazionale di Esplorazione, rafforza il Fondo Nazionale per il Made in Italy e semplifica le procedure autorizzative.

Rilancio del settore minerario

Il decreto punta a rilanciare il settore minerario italiano velocizzando il rilascio delle autorizzazioni per i progetti strategici. Per essere definiti tali, i progetti devono essere validati dalla Commissione Europea. Una volta riconosciuti dall’UE, sarà lo Stato a rilasciare le autorizzazioni necessarie con tempistiche migliorative rispetto a quelle europee. La normativa stabilisce che spetti allo Stato il rilascio dei titoli abilitativi o autorizzatori.

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) è responsabile dei titoli relativi all’estrazione e al riciclo di materie prime critiche, con procedure che durano al massimo 18 e 10 mesi rispettivamente. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) gestisce invece le autorizzazioni per la trasformazione delle materie prime critiche, con una durata massima di 10 mesi.

Il provvedimento introduce anche un sistema di “royalties” per le concessioni minerarie di progetti strategici, da corrispondere annualmente in favore dello Stato e delle Regioni interessate.

Struttura di monitoraggio e pianificazione

Il decreto istituisce un Comitato tecnico permanente per le materie prime critiche e strategiche presso il MIMIT, incaricato del monitoraggio delle catene di approvvigionamento e della predisposizione di un Piano Nazionale delle materie prime critiche. Sono stati individuati tre “punti unici di contatto”: due presso il MASE per le istanze relative a progetti di estrazione e riciclo, e uno presso il MIMIT per la trasformazione.

Il MIMIT dovrà analizzare i fabbisogni, monitorare le catene del valore ed eseguire eventuali prove di stress. Verrà inoltre creato un Registro Nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche, per individuare le grandi imprese che operano in settori cruciali come batterie, aeromobili, dispositivi elettronici mobili, robotica, produzione di energia rinnovabile e semiconduttori.

Infine, nasce un Programma di Esplorazione Nazionale delle materie prime critiche, promosso dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che dovrà essere avviato entro il 24 maggio 2025 e sottoposto a riesame quinquennale come previsto dal Critical Raw Materials Act.

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