(BorsaeFinanza.it) La fusione tra UBS e Credit Suisse ha sollevato un mare di polemiche. Gli attori coinvolti e le autorità di regolamentazione hanno sbandierato l’accordo come necessario per evitare guai peggiori. L’aggregazione tra la prima e la seconda banca svizzera sarebbe stata la migliore soluzione, rispetto alle alternative rappresentate dalla vendita di Credit Suisse a entità straniere o dalla liquidazione della società.
Tuttavia sono in molti a non aver digerito bene quanto accaduto e gli aspetti su cui discutere sono parecchi, A partire dall’annullamento di 16 miliardi di franchi di obbligazioni AT1. La decisione della Finma – l’Autorita federale di vigilanza sui mercati della Svizzera – al riguardo ha contravvenuto alla regola generale che vuole che le perdite di un fallimento aziendale siano prima sopportate dagli azionisti e poi dagli obbligazionisti.
Ma ci sono anche questioni di definizioni legali. Marcel Niggli, uno dei più autorevoli professori di diritto penale in Svizzera, ha definito la fusione un “non accordo”, soprattutto in ottica giuridica. L’esperto contesta l’invocazione del diritto di emergenza da parte del governo svizzero visto che i problemi di Credit Suisse erano noti da tempo. “Se non si percepisce l’emergenza come tale ma si
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