UBS-Credit Suisse: ecco i dettagli di come funziona l’acquisizione

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura

(BorsaeFinanza.it) La fusione tra UBS-Credit Suisse ha destato molto scalpore, per tutta una serie di aspetti che sconfinano anche in questioni legali molto delicate. La domenica del 19 marzo 2023 la prima e la seconda banca svizzera hanno deciso di integrarsi, dopo un lavoro certosino svolto dalle autorità di regolamentazione svizzere, che temevano altrimenti il peggio per il sistema bancario del Paese. Alla fine tutte le parti coinvolte hanno reputato che l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS sia stata la soluzione più indolore, in confronto a una vendita a mani straniere, alla nazionalizzazione attraverso il bail-in o addirittura alla liquidazione della disastrata banca con sede a Zurigo.

Il governo svizzero ha richiamato lo stato di emergenza, scatenando polemiche tra alcuni giuristi come Marcel Niggli, uno dei più noti professori di diritto penale in Svizzera, che ha lanciato accuse molto pesanti. L’esperto ha riportato le dichiarazioni fatte da esponenti dell’esecutivo, che affermano come i problemi di Credit Suisse si conoscessero da tempo. “Se non si percepisce l’emergenza come tale, ma si sa in anticipo che accadrà, allora non è più una vera emergenza. Neghi lo stato di emergenza che tu stesso hai dichiarato. Questo è di per sé contraddittorio”, ha affermato Niggli.

UBS-Credit Suisse: come si è arrivati alla fusione

Una settimana prima dell’accordo tra i due istituti elvetici, UBS aveva lanciato un’offerta per acquisire Credit Suisse a 0,25 franchi per azione, corrispondenti a una valutazione 1 miliardo di franchi. Il Consiglio di Amministrazione di Credit Suisse aveva però respinto la proposta giudicandola non congrua. Durante la settimana è successo di tutto. Mercoledì 15 marzo la Banca Nazionale Saudita (BNS), primo azionista dell’istituto svizzero con una partecipazione del 9,88%, ha dichiarato che non avrebbe più investito sulle azioni Credit Suisse. La quota nella banca elvetica BNS l’aveva acquisita nell’ultimo aumento di capitale di 4 miliardi di franchi. In quell’occasione, l’istituto arabo aveva aperto la strada a un nuovo investimento fino a 1,5 miliardi di franchi, salvo poi rinnegare tutto sollevando questioni di carattere norma


© Borsa e Finanza

Leggi l’articolo completo su Borsa e Finanza

Condividi questo articolo
Exit mobile version