Le borse oggi chiudono in positivo e si spera che non sia la quiete prima della tempesta o almeno prima della decisione della FED. Intanto le altre Borse europee fanno i primi movimenti che creano allarmismo negli investitori.
Le prossime date da tenere occhio
- la Banca centrale della Svezia ha alzato il costo del denaro in un solo colpo solo di 100 punti base. Un intero punto percentuale, decisione che fa apparire la BCE quasi buona amica dell’economia
- Domani sarà la volta delle decisioni della Bank of England
- Venerdì sarà la volta della FED
La mossa della Svezia che sgomenta gli analisti
La decisione della Svezia ha lasciato tutti senza fiato, soprattutto gli analisti che speravano in un 0,50 e temevano uno 0,75 ed invece il Paese ha optato per un punto intero. Il l rialzo è giunto all’1,75%, nel tentativo di contrastare l’inflazione elevata che è in definitiva la più alta nel Paese da oltre 30 anni. Non accadeva dal 1993 quando la Riksbanken ha proceduto al più elevato incremento dei tassi in una sola seduta.
La Banca di Svezia in un comunicato stampa ha detto: “L’inflazione, che il mese scorso ha raggiunto il 9%, record dal 1991, è troppo alta e dovrebbe continuare a crescere entro la fine dell’anno, sottolinea la Banca di Svezia in un comunicato stampa. Influisce sul potere d’acquisto delle famiglie e rende più difficile per le imprese e le famiglie pianificare le proprie finanze. L’inflazione è diventata più alta rispetto alla precedente previsione della Riksbank a giugno e si prevede che aumenterà ulteriormente durante l’anno. Aumentando ulteriormente il tasso di riferimento ora, si riduce il rischio di un’inflazione elevata a lungo termine, così come la necessità di una maggiore inasprimento della politica monetaria. Durante il resto dell’anno, la Riksbank continuerà ad acquistare obbligazioni secondo i piani annunciati a giugno, ma gli acquisti dovrebbero cessare alla fine dell’anno”.
Le previsioni sono al quanto allarmante: la Riksbank prevede che il tasso di riferimento aumenterà a circa il 2,5% nel 2023, da circa l’1,9% in precedenza, rimanendo a quel livello fino al 2024 prima di scendere a circa il 2,4% alla fine del periodo di previsione nel terzo trimestre del 2025.