(Money.it) Le truffe phishing sono ormai sempre più diffuse e, nonostante ciò, i malcapitati che vi si imbattono non tendono a diminuire significativamente. È evidente che sarebbe necessario approfondire l’educazione informatica e la conoscenza delle misure di sicurezza per tutelarsi al meglio, anche perché non sempre la banca deve rimborsare il cliente di quanto perduto. A confermarlo è la sentenza n. 7214 della Corte di cassazione, che esclude ogni responsabilità dell’istituto di credito e nega il rimborso del correntista.
Quando la banca deve rimborsare il cliente truffato con il phishing
La citata sentenza della Cassazione esclude la possibilità di rimborso, sostenendo che la responsabilità ricade completamente sul comportamento del cliente. Siamo quindi di fronte a un principio importante per gli istituti di credito, che finalmente li ripara dalle conseguenze delle truffe phishing ai danni dei propri clienti.
Ovviamente, però, la Cassazione si è espressa circa al caso concreto che le è stato sottoposto; pertanto, sarebbe scorretto affermare che la banca non è mai tenuta a rimborsare i clienti truffati, bensì il rimborso spetta soltanto a determinate circostanze. In particolare, la Cassazione si è pronunciata circa alla richiesta di rimborso effettuata da un cliente truffato con il phishing nei confronti della propria banca, la quale ha tuttavia negato ogni genere di responsabilità..
Il correntista, nel dettaglio, pretendeva il rimborso di un bonifico eseguito sul proprio conto corrente da una terza persona. La causa di primo grado affrontata dal tribunale di Palermo aveva ri
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