Delle venti regioni italiane un afa davvero notizia: da Campobasso l’idea secondo la quale il Molise dovrebbe diventare una regione a statuto speciale.
A lanciare l’idea Antonino Mancini, Consigliere per il Molise dell’associazione culturale ‘Meritocrazia Italia’. L’idea a suo supporto è che se il Molise è considerata “la regione che non esiste” allora perché non potrebbe essere considerata una “regione speciale”?
Antonino Mancini spiega ed avvalora la sua tesi: “Ne deriverebbe una serie di indubbi vantaggi, in primis in termini di detassazione, che potrebbero convogliare investimenti destinati ad una crescita effettiva di quella che da molti viene provocatoriamente definita ‘la Regione che non esiste. Tempi biblici e arretratezze burocratiche – osserva – frenano sempre di più lo sviluppo e la crescita di una Regione che possiede le potenzialità per crescere e fondare sul turismo il proprio elemento maggiormente qualificante. La mancanza di occasioni concrete in grado di implementare e valorizzare le risorse esistenti, richiamando al contempo anche interventi esterni hanno determinato negli anni un notevole depauperamento nel territorio, con il conseguente e inevitabile calo demografico. La continua emigrazione dei molisani rischia di rendere sempre più disabitata la regione, con progressiva e inesorabile trasformazione dei centri abitati in dormitori. I borghi, che pure rientrano tra i più belli d’Italia rischiano di diventare disabitati o, peggio ancora, offrirsi a soluzioni di accoglienza di flussi emigratori che, laddove non gestiti in maniera ottimale, aumenterebbero il senso di alienazione e inadeguatezza e il deterioramento di quei luoghi che, diversamente, potrebbero risultare appetibili per un turismo di qualità che rappresenta allo stato attuale una delle risorse in grado di migliorare in maniera considerevole il reddito pro capite fermando l’inevitabile emorragia della popolazione verso l’esterno. Purtroppo, nonostante le premesse ottimali per un rilancio a 360 gradi in termini di sviluppo si assiste ad un’incapacità cronica e quasi strutturale a convogliare tutte le risorse verso la valorizzazione di autentici patrimoni esistenti che coniugano l’esistenza di stabilimenti balneari e stazioni sciistiche nell’ambito di un territorio ristretto a livello dimensionale, ma variegato e interessante”