La tiroidite di Hashimoto è un’infiammazione autoimmune cronica della ghiandola tiroidea che causa ipotiroidismo. L’incidenza è relativamente alta, più comunemente nelle donne. Essendo una malattia cronica, non cura.
Le donne possono avere una ghiandola tiroidea ingrossata (gozzo) o linfonodi nel collo, bradicardia, sintomi psicologici (depressione) e problemi di fertilità. A volte c’è dolore alla base del collo e dolore alle articolazioni. La malattia in sé non porta all’obesità, ma rallenta il metabolismo e provoca ritenzione idrica, due condizioni che portano ad aumento di peso e sensazione di gonfiore. La diagnosi viene posta sulla base dei risultati degli esami del sangue (T₃, T₄, TSH), che mostrano la presenza di anticorpi diretti contro la ghiandola tiroidea.
Il trattamento è con l’ormone mancante, ma i pazienti con livelli relativamente bassi di TSH (ipotiroidismo subclinico) non sono sempre trattati. Con la terapia ormonale sostitutiva, la malattia ha una durata di vita normale. Una forma di tiroidite simile ad Hashimoto può verificarsi durante la gravidanza, ma è generalmente una condizione transitoria.
Non esiste una vera dieta protettiva o cibi da evitare, ma gli esperti consigliano ai pazienti una dieta povera di grassi saturi e ricca di antiossidanti per prevenire il peggioramento dell’infiammazione del tessuto tiroideo. Quando una persona soffre di questa malattia, il suo sistema immunitario produce anticorpi diretti contro le sostanze coinvolte nella sintesi degli ormoni tiroidei. L’inattivazione di questi composti rende impossibile il proseguimento della fisiologica produzione di ormoni. Questo fenomeno può verificarsi per una serie di ragioni non ancora del tutto comprese. Secondo una delle teorie più autorevoli, il sistema immunitario si illuderà e confonderà la struttura chimica di alcuni componenti, la loro membrana cellulare, con la superficie esterna di virus o batteri. Questo attiverà una risposta.
Un’altra spiegazione si basa invece su una presunta iperattività e ipersensibilità delle difese immunitarie, che sarebbe più probabile del solito per attivare le difese. In tutti i casi, gli autoanticorpi prodotti attaccano le sostanze presenti nella ghiandola e necessarie per la sintesi degli ormoni. Questo innesca l’infiammazione, che si diffonde all’intero organo. I globuli bianchi, che causano gravi danni ai follicoli tiroidei, sono tra le prime cellule a esplodere verso l’interno. Una manifestazione tipica è un ingrossamento della ghiandola, il cosiddetto gozzo, che non sempre è associato al dolore e che viene determinato con l’aiuto di un endocrinologo al momento della visita.
In molti casi questo aumento di volume non è accompagnato da una variazione dell’emocromo: in questi casi gli esami possono essere del tutto normali, anche se la malattia è già presente.