Tfs dipendenti pubblici, pagamento ritardato incostituzionale: che succede adesso?

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) È arrivata la sentenza tanto attesa in merito alle tempistiche di pagamento dei trattamenti di fine servizio (Tfs) per i dipendenti pubblici: la Corte Costituzionale – su richiesta del sindacato Confsal-Unsa – ha riconosciuto come incostituzionale l’accredito differito, obbligando così il governo ad adottare nuove regole.

I dipendenti pubblici possono quindi esultare perché presto cambieranno le regole – tanto contestate – per il pagamento del Tfs: ricordiamo, infatti, che secondo il calendario attuale la liquidazione può arrivare anche dopo 2 anni, oltre a essere dilazionato in tranche annuali di 50 mila euro.

Una disparità di trattamento rispetto ai dipendenti del settore privato che è finita dinanzi alla Corte Costituzionale che, come anticipato, ha accertato che tale ritardo nei pagamenti contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione e come tale va – gradualmente – rimosso.

Come viene pagato oggi il Tfs dei dipendenti pubblici

Il calendario adottato dall’Inps oggi per la liquidazione dei dipendenti pubblici segue delle tempistiche molto più lunghe rispetto a quelle previste nel settore privato (dove i lavoratori lo ricevono entro poche settimane dalla cessazione del contratto), in quanto:

  • viene pagato entro 105 giorni dal termine del rapporto di lavoro esclusivamente nei casi di cessazione motivata da inabilità o decesso;
  • per le cessazioni per raggiungimento del limite di età, ossia per chi accede alla pensione di vecchiaia, o anche

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