Teste di Moro: si fanno largo coloratissime nelle case degli appassionati di design

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
Wall Street

Le hanno in molti eppure pochi ne conoscono la storia ed il significato

Rivisitate, classiche, di Caltagirone, in materiali tecnici, coloratissime, dorate e metalliche, colori unici sgargianti: esistono ormai di tipi ultra differenti e conquistano le case degli amanti del design sia italiani che stranieri.

Ma cosa significa possedere le teste di Moro?

Le teste di moro sono ormai alla moda, non solo un simbolo della Sicilia, ma sono rese celebri da Dolce e Gabbana e ora ambito oggetto di design.

Ma dietro di esse c’è una storia molto antica e importante. Una leggenda sulla passione e la gelosia di due amanti. Emblema della cultura e dell’arte siciliana, questi vasi non sono il risultato di uno straordinario talento creativo da parte degli artigiani siciliani, ma il risultato di una leggenda che si è diffusa nei secoli. Dietro le teste di Moro, detto anche Graste in siciliano, si nasconde una storia d’amore fatta di passione, tradimento, gelosia e vendetta finale.

Teste moresche: la storia

Si narra che già nell’anno 1000, durante il regno dei Mori in Sicilia, nel quartiere arabo di Calsa (nel cuore di Palermo) abitasse una bella giovane donna che trascorreva le sue giornate curando le sue piante. Un giorno, dall’alto del suo magnifico balcone, un Moro di passaggio la notò.

Non appena la vide, se ne innamorò subito e, senza un attimo di esitazione, gli confessò il suo amore. La ragazza, sconvolta da questa affermazione, rispose appassionatamente al sentimento del Moro, ma la sua storia, iniziata con tanto fervore, era destinata a durare poco. Presto la giovane apprese che il suo  amato doveva tornare in Oriente, dove lo aspettavano sua moglie e i suoi figli.

Nel cuore della notte, sentendosi tradita e umiliata, la ragazza cedette a un momento di gelosia e di rabbia fatale, uccidendo il suo Moro mentre dormiva. Più tardi, gli tagliò la testa e creò qualcosa come un vaso in cui piantò un germoglio di basilico e se ne prese cura giorno dopo giorno.

Considerato l’erba dei re (dal greco basilikos), il basilico, per il suo profumo inebriante, suscitò l’invidia dei vicini della fanciulla, che ben presto realizzarono vasi di terracotta con le stesse caratteristiche della testa di moro.

 

 

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