Tassa di successione sotto inchiesta: fa guadagnare più in Europa che in Italia

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura

In Italia la tassa di successione costa meno e non fa guadagnare le tasse dello Stato. Lo conferma la OCSE.

Secondo la OCSE emerge la necessità per il Belpaese di aumentare l’imposta sulle successioni che attualmente è più bassa rispetto a quella degli altri paesi europei. La ricchezza è quindi concentrata nelle mani di troppe poche persone e le tasse sulle successioni e sulle donazioni hanno poco peso nel bilancio dello Stato. aumentare questa tassa potrebbe essere uno strumento importante per le diseguaglianze sociali.

Un’idea molto impopolare che attualmente non è  neanche all’ordine del giorno del piano europeo di ripresa. OCSE la pone però sotto i riflettori  e chiede l’aumento. I dati del rapporto OCSE sottolineano che si tratta di una questione etica e politica oltre che finanziaria: maggiori entrate aiuteranno i conti pubblici e contribuiranno a ridurre le disuguaglianze e la distribuzione dei patrimoni.  Attualmente  il contributo che l’imposta di successione arreca al bilancio dello Stato italiano risulterebbe quasi irrilevante inferiore allo 0,2%.

Negli altri stati europei la situazione è ben diversa. I dati del 2019 vedono l’Italia tra i “peggiori”. L’eccezione in negativo la fa il Portogallo (dove la tassa però non esiste). In Lituania, Polonia, Ungheria e Slovenia la situazione è peggiore dell’Italia. Il dato è inferiore allo 0,25% è prerogativa solo in 9 Paesi su 36 membri dell’Ocse.

Gli altri hanno una media dello 0,5%, mentre Francia e Belgio sfiorano l’1,5%, lo supera invece la Corea. Secondo l’organizzazione, questa situazione è da imputare alle sempre più frequenti esenzioni fiscali e da alcune formule più sofisticate di ottimizzazione” fiscale attraverso i trust.

Le tasse sulle successioni e le tasse sulle donazioni dovrebbero avere più peso nei Paesi membri” dice l’Ocse, che lancia l’allarme, soprattutto sulla concentrazione della ricchezza, che tende ad aumentare sempre di più. Soprattutto dopo il 2020, segnato da una pandemia e da una crisi economica, ma che è stato ricordato dai miliardari di tutto il mondo. Fatta eccezione per i casi estremi di Jeff Bezos ed Elon Musk, la ricchezza miliardaria è cresciuta del 14% in Europa, del 25% in Nord America e del 50% in Asia.

Dall’inizio della pandemia, le fortune dei 10 più grandi miliardari del mondo sono aumentate di un totale di 540 miliardi di dollari.

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