La mossa del 2023 prevede l’introduzione di una sorta di bonus POS per compensare le spese di transazione di pagamento digitale sostenute dai negozianti e dai professionisti che forniscono servizi ai cittadini. La legge stabilisce l’obbligo di trovare un accordo per ridurre i costi del POS almeno per le transazioni sotto i 30 euro, altrimenti i prestatori di servizi di pagamento e i gestori delle transazioni dovranno pagare imposte straordinarie sui proventi generati da queste operazioni. transazioni, che andranno a vantaggio dei commercianti.
La misura che il governo sta valutando è in realtà un credito d’imposta pari al 30% delle provvigioni utilizzabile per aziende e partite Iva fino a 400mila euro di reddito annuo, che verrà utilizzato come compensazione nel mese successivo alla spesa.
Bonus POS: nuove regole per il 2023
In base alla normativa vigente (Dlgs 36/2022), gli esercenti che non accettano pagamenti digitali sono soggetti a una sanzione di 30 euro più il 4% del valore della transazione. Dall’altro, però, si stanno definendo i contorni di una misura compensativa o alternativa al taglio delle provvigioni. La novità sta nei commi da 385 a 388 della legge n. 197/2022.
In ottemperanza a quanto previsto dalla Legge di Bilancio, un tavolo permanente tra le associazioni degli operatori che devono accettare i pagamenti nei punti vendita (come gli esercenti) e le associazioni dei prestatori di servizi di pagamento (come le società che emettono carte di credito o erogano servizi di pagamento digitale servizi) devono raggiungere un accordo che garantisca un costo equo, trasparente e proporzionato delle singole transazioni.
Costi ridotti per le somme fino a 30 euro
La legge ora richiede ai commercianti di accettare almeno una carta di credito (da qualsiasi canale) e una carta di debito (come un bancomat). Tuttavia, il problema è che per gli acquisti di basso valore, i pagamenti digitali possono essere molto costosi per i commercianti. Esistono alternative più economiche come le app mobile e il POS virtuale, ma chi opta per il POS fisico sostiene costi fissi e add-on non trascurabili. Le associazioni partecipanti sono invitate a valutare soluzioni per ridurre fino a 30 euro i costi delle transazioni elettroniche, che devono essere a carico di aziende, artisti o liberi professionisti che rappresentino redditi e compensi relativi all’anno precedente, che non superino i 400 euro.
Un’alternativa se non si giunge ad un accordo
In caso di mancato raggiungimento di un accordo entro 90 giorni dall’entrata in vigore della manovra (inizio aprile), o in caso di accordo raggiunto ma non eseguito, verrà attivato un canone di emergenza, a carico dei prestatori di servizi di pagamento e schemi di pagamento, pari al 50% dei benefici, derivanti da provvigioni e altri proventi da operazioni inferiori a 30 euro (o fino ad altro limite che viene infine determinato in base a criteri di proporzionalità). Questo contributo straordinario sarà erogato solo nel 2023.
Per l’accertamento del contributo dovuto, l’Agenzia delle Entrate può effettuare anche un accertamento formale. A tale contributo si applicano le disposizioni in materia di imposte sui redditi ai fini di accertamento, recupero, sanzione e contenzioso.
Il ricavato andrà in un apposito fondo al fine di contenere le spese sostenute da imprese, arti o professioni, con entrate e compensi che non superino i 400mila euro, per operazioni fino a 30 euro.
Bonus POS 2023
Il testo definitivo del Decreto Quater Assistenza prevede anche un ulteriore bonus POS, sempre sotto forma di credito d’imposta, pari al 100% delle spese sostenute per l’acquisto del dispositivo (fino a un massimo di 50 euro). Pertanto, questa misura è destinata ai piccoli esercenti che stanno ancora cercando di rispettare gli obblighi che richiedono loro di accettare pagamenti digitali, o che utilizzano applicazioni mobili progettate per questo scopo, ma non sono ancora stati dotati di un terminale POS.