(Money.it) Con l’entrata in vigore del decreto legge n.11 del 16 febbraio 2023, il governo ha ufficialmente confermato lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura disattivando la norma quadro che disciplina le cessioni (art. 121 del decreto rilancio) per il Superbonus e altri Bonus casa, Sismabonus e Ecobonus compresi.
Il provvedimento vieta ai contribuenti di avvalersi dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori intrapresi dal 17 febbraio 2023.
Da questo momento in poi, infatti, la spesa sostenuta per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione edilizia può essere portata in detrazione solo nel 730. Per questo motivo è di primaria importanza conoscere in anticipo la capienza fiscale dei contribuenti.
Una decisione questa che ha i suoi pro e i suoi contro.
Se da una parte non tutti i Bonus sono interessati dallo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura previsto dal decreto legge, dall’altro il provvedimento finisce per avvantaggiare solo una cerchia ristretta di cittadini, lasciando molti altri fuori dai bonus edilizi per impossibilità economica.
Entriamo subito nel merito della questione esaminando chi sono i pochi favoriti dal blocco alla cessione del credito e allo sconto in fattura e chi invece rischia di rimane escluso dai Bonus pur con pratiche e lavori già avviati.
Superbonus, stop cessione e sconto avvantaggia pochi: chi sono gli esclusi dai Bonus
Il decreto legge ha definitivamente chiuso la questione sulla cessione del credito, anche se il provvedimento avvantaggia solo pochi fortunati, i ricchi per la precisione.
Nello specifico, l’accesso ai Bonus edilizi ora diventa una prerogativa solo di quelle persone che hanno una capienza di imposte dichiarate necessaria per ottenere le agevolazioni “piene”.
La questione riguarda soprattutto quelle spalmate su un orizzonte temporale di breve durata, dove la detrazione è ripartita in quattro quote annuali di pari importo, come per il Superbonus 90%, o cinque come previs
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