(BorsaeFinanza.it) Il 14 febbraio 2023 il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva l’accordo raggiunto dal Consiglio sulle riduzioni delle emissioni di CO2 generate da nuovi auto e furgoni. Con la nuova legislazione, in definitiva, non sarà più possibile la produzione di auto a diesel e a benzina a partire dal 2035. Questo sarà un duro colpo per molti sotto diversi aspetti, ma il punto è che questa normativa ancora lascia molte perplessità in merito all’obiettivo che vuole raggiungere e alle conseguenze che potrebbe avere dal punto di vista economico ed occupazionale.
Il primo aspetto che occorre chiarire è che non esiste al momento alcun obbligo da parte dei proprietari di auto inquinanti a sostituire il proprio veicolo quando entrerà in vigore la nuova legge. In sostanza, le auto a diesel e benzina in essere potranno continuare a circolare dal 2035 fino alla fine del loro ciclo di vita. Ciò che invece non sarà possibile è la produzione da parte delle case automobilistiche di auto che non siano green, ossia elettriche a batteria o alimentate a idrogeno o combustibili verdi.
In realtà, per i costruttori non dovrebbe essere un grande sforzo, in quanto l’indirizzo seguito da parte delle più grandi compagnie dell’automotive è ormai quello di un abbandono delle vetture a combustione per dirottarsi verso quelle elettriche. Stellantis, Ford, Toyota, Volkswagen e altri giganti automobilistici che producono in Europa hanno degli obiettivi ben precisi, ossia di abbattere drasticamente entro la fine del decennio le emissioni di CO2, fino alla completa decarbonizzazione negli anni successivi.
Stop auto diesel e benzina: 3 ordini di problemi
Il problema quindi qual è? In altri termini, fermo restando che i costruttori stanno ormai orientando il business lontano dalle auto inquinanti e considerato che non esiste alcun obbligo da parte dei consumatori di dover rottamare la propria vettura per comprarne una di nuova generazione, perché è in atto un disappunto generale verso quanto deciso dall’Europa? Ci sono in realtà tre ordini di problemi: uno che riguarda i costi, uno relativo alle infrastrutture e un terzo che si riferisce all’occupazione.
Nel primo caso, le vetture elettriche costano almeno il doppio in media rispetto alle auto a
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