Stipendi e lavoro, l’importante insegnamento di Sergio Mattarella

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Il precariato non è la via per garantire lo sviluppo e la crescita economica dell’Italia. È questo il messaggio di cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è fatto portavoce, rivolgendosi alle istituzioni.

Il discorso del Presidente in occasione del Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, sembra quindi andar contro alle ultime decisioni prese dal Governo Meloni, come quella di modificare il decreto Dignità, facendo in modo di facilitare il rinnovo dei contratti a termine, rischiando di lasciare nel limbo del precariato milioni di lavoratori.

Il lavoro “è indice di dignità” è questo il monito del Presidente, che ha tenuto il suo discorso nel cuore del distretto della Meccatronica, a Reggio Emilia, anticipando anche quest’anno la celebrazione della Festa dei Lavoratori in un luogo di lavoro che “guarda all’innovazione” e che si è fatta portatrice dei “valori costituzionali del lavoro”, sottolineando come esso si confermi “il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”.

Conscio dei disagi dei lavoratori, il presidente Mattarella si è fatto portavoce dei loro diritti, sottolineando l’importanza non solo di contrastare il precariato ma anche di combattere gli stipendi bassi. Ancora il presidente ha poi voluto ricordare il ruolo del lavoro nel combattere le discriminazioni, di genere, territoriali e nei confronti dei migranti. Ecco qual è l’importante lezione impartita dal Presidente della Repubblica alle istituzioni politiche italiane.

Lavoro e stipendi, Mattarella contro il precariato: “il lavoro è indice di dignità”

La precarietà è un sistema che “stride” fortemente con le finalità di crescita e di sviluppo. È questo il messaggio centrale del discorso di Mattarella: una vera lezione sui diritti dei lavoratori, invitando le istituzioni politiche a farsene – veramente – carico.

Mattarella non ha potuto non parlare degli stipendi troppo bassi, i quali non consentono di “condurre una esistenza decente”. Il Presidente ha quindi dichiarato che è necessario “affermare con forza, invece, il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. A questo ha aggiunto la sua amarezza nel constatare che “la piena occupazione, specie per i giovani e le donne, è di là da venire. Così come nel Mezzogiorno”.

Le cause sono subito state sottolineate: la frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure e divari salariali affliggono i lavoratori, mentre sullo sfondo aumenta


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