La plastica colpisce ancora e questa volta non uccide pesce e oceani, ma animali molto più grandi: gli elefanti, animali sacri che sono a rischio in una zona che è stata la loro casa per molti secoli
Nonostante il fatto che la popolazione li consideri animali sacri, il numero di elefanti in Sri Lanka è drasticamente diminuito. Mentre c’erano circa 14.000 nel 19° secolo, la popolazione di elefanti è scesa a meno di 6.000 nell’ultimo censimento del 2011. A causa del costante degrado del loro habitat naturale, i pachidermi sono sempre più vulnerabili. Per questo motivo gli elefanti iniziarono a camminare in branchi in cerca di cibo vicino agli insediamenti e soprattutto vicino a numerose discariche. Il villaggio di Palakkad nel distretto di Ampar, a circa 200 chilometri a est della capitale Colombo, ospita dal 2008 una grande discarica che raccoglie i rifiuti di nove villaggi della zona. Palakkad, precedentemente Palghat, città, stato centrale del Kerala, India sudoccidentale. La città si trova sul fiume Ponnani nel Palghat Gap, una pausa nella catena dei Ghati occidentali ed è conosciuta per le sue bellezze naturalistiche.
Nel 2014, dopo la distruzione della recinzione di sicurezza a causa delle strisce di pellicola, un branco di elefanti si è stabilito all’interno della discarica di Pallakkadu. Nei giorni scorsi sono stati ritrovati i corpi di due elefanti morti per la grande quantità di plastica ingerita: negli ultimi otto anni sono state trovate almeno una ventina di vittime della plastica.
Non solo avvelenamento da plastica, infatti, alcuni esemplari vengono uccisi dai bracconieri o dai contadini che li cacciano per motivi inutili, come il danneggiamento dei campi agricoli. In Sri Lanka, questo problema è più urgente che mai e oggi ci sono più di 54 discariche in aree di interesse naturalistico in tutto il Paese, con circa 300 elefanti in giro. Ora spetta alle autorità locali trovare un modo per ripristinare la situazione per proteggere sia le persone che gli animali.