Social Bond: una forma di investimento che sta crescendo

Di Gianluca Perrotti 5 minuti di lettura
Social Bond

Finanziare progetti sociali, anche attraverso prestiti alle PMI: questo l’obiettivo principale dei cosiddetti social bond, letteralmente esplosi con la pandemia. Gli investitori con un focus a lungo termine dovrebbero considerare di investire in questo nuovo mercato per supportarne lo sviluppo e beneficiare della crescita futura. I Social Bond sono emissioni obbligazionarie, il cui ricavato viene utilizzato per finanziare progetti nuovi e/o esistenti volti a risolvere uno specifico problema sociale o ad ottenere un effetto sociale positivo (abitazioni economiche, occupazione, infrastrutture, servizi di base, ecc.).

In altre parole, sono una forma di debito che consente agli investitori di aiutare a raccogliere fondi per progetti con esiti sociali positivi, fornendo in alcuni casi un ritorno sull’investimento. Si tratta, ad esempio, di progetti per migliorare la sicurezza alimentare o l’accesso all’istruzione, nonché l’assistenza sanitaria e il finanziamento di nuove attività per i poveri.
Per gli investitori, questa è la soluzione ottimale per aumentare la diversificazione del portafoglio e fornisce una piattaforma affidabile in termini di impegno degli emittenti nei confronti delle questioni sociali, trasparenza e misurazione dell’impatto.

Boom del mercato nel periodo post-COVID

Un recente studio di S&P Global Ratings ha rilevato che l’emissione di social bond ha raggiunto il massimo storico nel 2022. “Il recente aumento delle emissioni di obbligazioni sociali indica che la pandemia di COVID-19 non ha distolto l’attenzione degli emittenti o degli investitori dal finanziamento sostenibile e, in effetti, l’interesse sembra crescere”.

Nel 2021 hanno raggiunto un valore globale di 194 miliardi di dollari, rispetto ai 10 miliardi di dollari di appena due anni prima (dati Bloomberg). Gran parte di questa crescita è da attribuire proprio all’impatto della pandemia, che ha accelerato l’emissione di social bond per finanziare gli aiuti e riattivare soluzioni e misure.
Non sorprende che la sua popolarità sia salita alle stelle nel mezzo della pandemia. Morgan Stanley osserva che 32 miliardi di dollari in obbligazioni sociali e sostenibili sono stati emessi solo nell’aprile 2020, il primo mese in cui l’emissione di obbligazioni sociali ha superato l’emissione di obbligazioni verdi, emesse di 257 miliardi di dollari l’anno precedente.

Paesi come Ecuador e Guatemala hanno emesso obbligazioni sociali sovrane per finanziare la loro risposta al COVID-19. In Guatemala, i proventi delle emissioni sono stati utilizzati per finanziare miglioramenti delle infrastrutture sanitarie e iniziative per la sicurezza alimentare, supporto aziendale e professionale e pratiche mediche e preventive.

In Italia è stato  lanciato il primo social bond emesso da Intesa SanPaolo

La banca, guidata da Carlo Messina, ha annunciato il collocamento con successo del primo social bond del valore nominale di 750 milioni di euro. La domanda è stata di oltre 1,3 miliardi di ordini, con circa il 70% degli investitori specializzati in emissioni ESG. Questa è la più grande emissione per una banca emittente italiana in questo formato, nonché l’emissione senior più lunga da gennaio 2022 per il segmento Fig Italia.

Il tema è incentrato sul finanziamento o rifinanziamento delle categorie sociali descritte nel Framework di Gruppo dei Green, Social and Sustainable Bonds. Il portafoglio della produzione sociale è costituito principalmente da prestiti a PMI operanti in aree disagiate (inclusi prestiti Covid) e organizzazioni non profit che operano nei settori dell’assistenza sociale speciale (salute, istruzione, previdenza e solidarietà).

Il libro degli ordini era molto vario. La composizione di quelli distribuiti evidenzia l’interesse di circa il 53% dei gestori di fondi, del 27% delle banche e delle banche private e del 18% dei fondi pensione e assicurativi. La distribuzione geografica degli ordini mostra il 36% dalla Francia, il 18% dal Regno Unito e Irlanda, il 15% dalla Germania e dall’Austria, il 13% dall’Italia, il 6% dal Benelux, il 5% dalla Svizzera e il 4% dalla Svizzera. % dalla Spagna.

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