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Dalle stalle alle stelle. Potrebbe essere arrivato il momento di rispolverare le small cap sul mercato italiano secondo Antonio Amendola, senior fund manager di AcomeA SGR. Trascurate nell’ultimo anno, come dimostra l’andamento degli indici che le raccolgono, potrebbero ora beneficiare della svolta delle Banche centrali. Alcne potrebbero farlo più di altre.
Il confronto 2023 penalizza gli indici delle small cap
Raramente si è vista una spaccatura così profonda tra le performance delle big e delle small e mid cap a Piazza Affari. Da inizio anno il FTSE Mib sale di oltre il 17% ed è il migliore tra i principali indici europei. Il FTSE Italia Mid Cap nello stesso periodo ha raggranellato un rialzo dell’1,6%. Il FTSE Italia Small Cap perde oltre il 9% da inizio anno. I dati sono aggiornati alla chiusura del 7 novembre.
“A trainare il FTSE Mib è stata soprattutto la performance del settore bancario, che per anni è stato sottopesato nei portafogli dei grandi investitori globali” spiega Amendola che indica il rialzo dei tassi di interesse come il principale motore dell’andamento positivo del comparto. Il miglioramento del margine di interesse che ne è scaturito ha reso nuovamente interessante i bancari per gli investitori internazionali. Per il gestore “si può dire che il FTSE Mib si sia mosso sostanzialmente come il mercato americano, con una manciata di titoli, una decina al massimo, che hanno messo a segno il rendimento di tutto il mercato”.
Sulle mid e small cap il rialzo dei tassi ha avuto l’effetto opposto. “I gestori internazionali tendono a disinvestire dalle società a media e piccola capitalizzazione durante le fasi di risalita dei tassi per via del forte indebitamento di queste imprese” riprende Amendola che prosegue: “A livello globale, le PMI fanno spesso ricorso alla leva finanziaria per crescere” anche se “in Italia questa tendenza è minore” grazie alla prudenza gestionale che caratterizza gli imprenditori italiani che “preferiscono mantenere un elevato livello di liquidità”.
La performance deludente delle mid e small cap è legata anche a un secondo fattore. I deflussi dai PIR, lo strumento introdotto nel gennaio 2016 per favorire l’investimento nelle piccole e medie imprese italiane. Nei primi nove mesi di quest’anno sono usciti dai PIR 1,6 miliardi di euro, in aumento dai 500 milioni di deflussi del 2022.
L’ultima ragione della debolezza delle società a piccola e media capitalizzazione è legata alle attese di recessione. Amendola spiega che queste aziende tendono ad anticiparla e a recuperare quando ormai l’arretramento dell’economia è acclarato. In questo momento, pertanto, vengono penalizzate dal mercato e potrebbero dover soffrire ancora per un po’.
L’andamento del FTSE Italia Small Cap – Fonte: Bloomberg
3 azioni da tenere d’occhio
Ci sono aziende, secondo Amendola, che partono da ottimi fondamentali, con elevati livelli di cassa e indebitamento contenuto, le quali sono sottovalutate in Borsa. Ci si può concentrare su queste società per iniziare a prendere posizione sulle mid e small cap. Si tratta di imprese che hanno la capacità di far fronte alle difficoltà guardando al futuro. Il fund manager in particolare cita:
• Reply
• Biesse
• Azienda Bresciana Petroli Nocivelli
Reply, quotata sullo STAR – indice che perde circa il 9% da inizio anno – si occupa di fornire servizi e consulenza in ambito digitale. L’azione ha una performance negativa di circa il 10% nel 2023 e prima che la BCE iniziasse ad aumentare i tassi di interesse valeva oltre 150 euro. Per Amendola Reply ha una forte capacità di generare cassa e sta cavalcando il tema dell’intelligenza artificiale. La sua sottoperformance è legata soprattutto ai deflussi registrati dai PIR. Spiega il gestore di AcomeA: “Era una delle società maggiormente presenti nei fondi e, per una questione
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