Il Belpaese è quindi costretta ad affrontare una siccità impattante anzi definita “estrema dal CNR il consiglio nazionale delle ricerche: da nord a sud non si salva nessuno. Anzi al momento 100 comuni piemontesi e circa 25 bergamaschi sono sotto razionamento d’acqua
Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, vivono la crisi di carenza idrica più grave degli ultimi 70 anni e rappresentano oltre il 25% dell’area a rischio siccità. Per questi motivi, le autocisterne sono intervenute per garantire un adeguato approvvigionamento idrico, poiché le sorgenti sono ormai asciutte. Tutto questo però, come sempre, non è nuovo. Gli eventi degli ultimi mesi, infatti, sono un dato di fatto annunciato dall’IPCC – il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici – in un documento pubblicato già a marzo di quest’anno. L’Impatto del Cambiamento climatico è stato ampiamento dibattuto ma durante quest’estate 2022 il problema è diventato enorme .
Lo stesso articolo dell’IPCC rivela che nel prossimo futuro, anche se l’Europa meridionale riuscirà a contenere un aumento della temperatura di 1,5°C (evento al limite dell’utopia), il 54% della popolazione italiana troverà pochissima acqua a disposizione.
Quali erano le vere ragioni? In primo luogo l’assenza di precipitazioni invernali significative, a cui si aggiunge poca neve sulle Alpi e terreno asciutto. In quest’ultimo caso si innesca un ciclo di feedback negativo: l’assenza di pioggia determina l’aridità del terreno, che acuisce gli effetti negativi del primo. Già quest’inverno era chiaro che non aveva piovuto abbastanza e, infatti, con l’arrivo della primavera e dell’estate, ciò che si temeva è diventato realtà. Più di 100 giorni di inverno senza pioggia e un caldo anomalo primaverile hanno contribuito al prosciugamento del fiume Po e di altre aree. Il Lazio tende attualmente alla scarsità del Tevere, mentre è molto più grave la situazione dell’Aniene, con la portata ridotta a circa 3.000 litri al secondo a fronte di una media di oltre 8.000 litri al secondo.