Si può rifiutare una raccomandata?

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura

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Si può rifiutare una raccomandata? È la domanda che molte persone si fanno dai tempi della trasformazione di Equitalia nell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Dopo l’uscita di scena del Grande Fratello delle riscossioni, ogni comunicazione di Poste Italiane, dalla raccomandata RMN alla busta verde degli atti giudiziari, fa scattare l’allarme. Specie considerando che in Italia si contano oltre 170 milioni di cartelle esattoriali, almeno stando ai numeri dell’ADER.

Si può rifiutare una raccomandata?

La risposta è sì: si può rifiutare una raccomandata A/R così come respingerla o non andare a ritirarla in ufficio postale. Tuttavia, il rifiuto non è una decisione di buon senso: la raccomandata inviata è considerata valida in ogni caso anche se non ritirata, così come sono effettive tutte le conseguenze legali. La normativa vigente, infatti, equipara il rifiuto alla sua lettura.

È il principio di presunzione di conoscenza dell’atto. Il Decreto Legislativo n. 261 del 22 luglio 1999 sulle regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali, garantisce il mittente che invia una raccomandata “contro i rischi di smarrimento, furto o danneggiamento” e gli fornisce “una prova dell’avvenuto deposito dell’invio postale e, a sua richiesta, della consegna al destinatario”.

L’articolo 1335 del Codice Civile ribadisce la presunzione di conoscenza, stabilendo che “la proposta, l’accettazione, la loro revoca e ogni altra dichiarazione diretta a una determinata persona si reputano conosciute nel momento in cui giungono all’indirizzo del destinatario, se questi non prova di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia”.

In tal senso, l’unico impedimento soggettivo sarebbe un evento straordinario ed imprevedibile (ad esempio una catastrofe naturale) che “spezza o interrompe in modo duraturo il collegamento esistente tra il destinatario ed il luogo di destinazione della comunicazione”, ha specificato la Cassazione in uno dei suoi pronunciamenti in merito.

Si presume quindi che il destinatario sia sempre a conoscenza del contenuto della comunicazione ricevuta (ad esempio se ha preso una multa, non ha pagato un’imposta o l’iscrizione ad un albo) semplicemente perché è stata inviata al suo indirizzo. Chi rifiuta la raccomandata, è assente (o fa finta di esserlo) al momento della consegna e non procede al ritiro del plico rimasto in giacenza per un mese o per sei mesi nel caso degli atti giudiziari, subisce i medesimi effetti di chi accetta la comunicazione che gli viene consegnata a casa dal postino.

Le conseguenze per chi rifiuta una raccomandata

La specificità del servizio di raccomandata, a prescindere dal fatto che la invia la Pubblica Amministrazione oppure un privato, è che comunque si considera ricevuta dal destinatario. La consegna si dà per eseguita alla data in cui il postino ha proceduto alla consegna e il processo continua regolarmente, senza però che il destinatario possa difendersi. Chiusa la compiuta giacenza, la comunicazione viene regolarmente restituita al mittente.

Le uniche circostanze che legittimano il rifiuto di una raccomandata avvengono quando il nome è sbagliato sulla comunicazione e la consegna avviene ad un


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