Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo. E in Italia lo scompenso cardiaco è la prima causa di ricovero per coloro che hanno superatà i 65 anni di età con tassi di mortalità altissimi. Dagli esperti italiani arrivano suggerimenti sulle possibili “nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia”. I dati del 2030 sono davvero allarmanti
Emergenza Cuore nel mondo e dopo un decennio in cui i numeri erano notevolmente caliti, nel 2021 ci sonoincrementi davvero importanti: 24 milioni di morti all’anno solo per cause cardiovascolari pari ad un aumento del 34% che equivale a circa 66mila decessi al giorno. In Italia tra gli over 40 ne soffrono circa 1 milione di persone per un costo annuale di 3 miliardi di euro (ovvero 11.800 euro per paziente).
Se ne è parlato durante un evento online organizzato da Novartis Italia dal titolo: ““Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia. Lasfida parte dal territorio” a cui hanno partecipato le associazioni di pazienti ed esperti del settore.
La sanità per arginare emergenze di questo tipo ha bisogno di profonde riforme strutturali. Un possibile programma potrebbe essere quello suggerito dal PNRR che vede la sanità non come qualcosa di chiuso ma come parte integrante di un sistema che si interfaccia con l’ambiente, il territorio, la società. Una sanità integrata che assicuri al cittadino le migliori possibilità di salvaguardia della qualità della vita. Il covid non ha concesso la possibilità di optare per grandi iniziative che avevano come focus principale la prevenzione, le limitazioni dovute alla pandemia non hanno reso possibile i controlli periodici aggravando quadri clinici che necessitavano di essere tenuti sotto controllo. Molti specialisti si sono organizzati parlando coni propri pazienti attraverso il web e consulti online. Uno studio della SIC Società Italiana di Cardiologia ha infatti evidenziato come gli accessi agli ambulatori sono diminuiti di circa il 40%.