Scilla: mostro o perla della Calabria?

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
Scilla

Così bella da togliere il fiato: è la piccola Scilla che sorge quasi ribelle su un promontorio all’ingresso settentrionale dello stretto di Messina

La vedi ergersi alla punta del Belpaese e sembra dare la mano alla “bedda Sicilia”. Così  bella da essere invidiata anche dagli Dei e non a caso ha ispirato una delle storie più belle dell’antica mitologia. Una storia fatta di bellezza, amore e invidia ma anche di paesaggi a picco sul mare, statue e paesaggi indimenticabili che fanno “ampliare lo sguardo e trafiggono il cuore al tramonto” quando Scilla è baciata dal mare e dal dolce arancio del Sole che tocca la Calabria e disegna un ponte immaginario per unire la sua Italia

Tra storia e leggenda

Nella mitologia greca la conosciamo per essere quel mostro marino, situato nello Stretto di Messina sulla costa davanti allo rupe in contrapposizione a  Cariddi, ma  secondo il mito, la bella Scilla era stata la figlia di Trieno o di Forco così bella da attirare amore e invidia.

Nata da un atto di invidia

La rese un mostro  la maga Circe, gelosa di Glauco che non era innamorato di lei ma della bella Scilla. Scelse per lei le sembianze della più brutta dei creature possibili: un mostro orribile dalla testa e il corpo di donna che terminava in un pisciforme appendice da cui sporgevano testi di cani voraci. Questi al passaggio della nave di Ulisse divorarono sei compagni dell’eroe. L’uccisione di Scilla fu attribuita a Eracle, che lottò con lei perché gli aveva fagocitato alcuni buoi di Gerione. In seguito fu Forco, Dio Marino,  con la magia a farla tornare in vita.

6  teste con 3 denti ciascuna e 12 zampe per una cittadina di così grande bellezza da entrare nel cuore dei viaggiatori che le porgono il saluto appena giunti. Da non perdere assolutamente il castello dei Ruffo è un bagno nelle bellissime acque della Costa Viola.

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