(BorsaeFinanza.it) Uno degli argomenti più accesi nel dibattito politico-istituzionale di questo periodo riguarda il salario minimo. L’aumento dell’inflazione e la capacità di spesa sempre più limitata dei lavoratori hanno portato sotto le luci della ribalta una questione che sta movimentando le piazze. In Europa non vi è ancora una legge uniforme sulla materia. Per il momento sono 21 su 27 i membri dell’Unione Europea che hanno varato leggi sul salario minimo, mentre i rimanenti sei – quali Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e Cipro – si affidano ai contratti collettivi nazionali. Entriamo quindi nel vivo della materia e vediamo in cosa consiste il salario minimo, com’è la situazione al momento in Italia e quali sono i progetti in corso.
Salario minimo: cos’è
Il salario minimo non è altro che la soglia di retribuzione sotto la quale per legge non è possibile scendere nell’ambito di un contratto di lavoro. Da non confondere con il reddito minimo, che invece costituisce una somma di denaro minima che deve essere garantita a un soggetto, anche non lavoratore, per via di un bisogno accertato. Diverso è anche il caso del reddito di cittadinanza, che riguarda soggetti in condizioni di non impiego e/o in condizioni economiche disagiate.
L’obiettivo del salario minimo è quello di assicurare una paga dignitosa in proporzione al lavoro svolto, che non si accosti a una forma di sussistenza ma che permetta di condurre un tenore di vita in linea con i parametri di uno Stato civile. Il principio è del resto sancito dall’art. 36 della Costituzione, secondo cui ogni lavoratore ha diritto a una “retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una e
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