Salari in crescita nell’Eurozona: la BCE è ufficialmente sotto pressione

Di Stefano Trevisan 2 minuti di lettura
Europa

La BCE ha pubblicato oggi un rapporto molto atteso sul trend dei salari nell’area euro, un documento considerato cruciale dalla presidente Christine Lagarde per decidere un possibile taglio dei tassi di interesse e che ha rivelato dati abbastanza preoccupanti per le decisioni future.

I dati sono abbastanza chiari: nei primi tre mesi del 2024, i salari negoziati nell’Eurozona sono cresciuti del 4,7% su base annua, lo stesso ritmo registrato nel terzo trimestre del 2023 e superiore al 4,5% dell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Il rapporto, intitolato “Tracking euro area wages in exceptional times”, sottolinea come le pressioni salariali siano rimaste elevate, nonostante una lieve moderazione rispetto al 2023 e risulta chiaro che quel “tempi eccezionali” fa temere un ritorno dell’inflazione, uno spettro che come sappiamo è il principale problema al momento.

Il taglio dei tassi

Durante il suo intervento in Irlanda nella riunione del Consiglio direttivo del 6 giugno, Christine Lagarde aveva lasciato intendere che esiste una “forte probabilità” di un taglio dei tassi, ma i nuovi dati sui salari potrebbero complicare questa decisione. Il rapporto pubblicato sul blog della BCE e firmato dagli economisti Sarah Holton e Gerrit Koester, mostra che, nonostante alcune pressioni inflazionistiche si siano moderate, la crescita salariale rimane alta e irregolare e l’aumento dei salari è influenzato dalla necessità dei lavoratori di recuperare il potere d’acquisto perso a causa degli shock dei prezzi passati. Un altro fattore determinante è rappresentato dai pagamenti straordinari, che hanno contribuito significativamente alla crescita dei salari nel primo trimestre del 2024. La crescita dei salari negoziati nell’area euro dal 2001 ha mostrato un’accelerazione significativa dal 2021 in poi, passando dall’1,4% al 4,5% nel 2023, con un ulteriore aumento al 4,7% nel primo trimestre del 2024 e in tale contesto la Germania ha giocato un ruolo chiave, con i compensi che sono saliti del 6,2% grazie ai pagamenti straordinari.

Condividi questo articolo
Exit mobile version