L’embargo petrolifero alla Russia potrebbe arrivare entro pochi giorni. Unione Europea e Stati Uniti scelgono la via dell’accordo di emergenza e lavorano insieme per una proposta destinata ad evitare in futuro di pagare costi per il petrolio. Intanto si pensa anche alla confisca dei beni russi
Nei prossimi giorni la notizia embargo petrolifero alla Russia potrebbe essere realtà a comunicarlo l’Unione europea che ha avuto il benestare convinto anche del ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, parlando con la Zdf ha affermato: “Raggiungeremo una svolta in pochi giorni”.
Habeck è realista sul significato di questo embargo e sottolinea che questa azione però non indebolirà automaticamente il Cremlino: l‘aumento dei prezzi globali del petrolio dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato un embargo ha consentito a Mosca di incassare maggiori entrate pur vendendo volumi inferiori di greggio. Il conflitto iniziato tre mesi fa in Ucraina e le controffensive prese e le chiusure verso la Russia a nulla sono servite fino a questo momento e Putin continua la sua offensiva.
L’Unione Europea avanza ora l’ipotesi della confisca dei beni dei cittadini russi congelati nell’Ue in seguito alle sanzioni, per finanziare l’Ucraina. A dirlo Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione, a margine dell’Ecofin a Bruxelles. “Abbiamo una task force dedicata – afferma – che si occupa di individuare e congelare i beni appartenenti a cittadini russi sanzionati. Se c’è la possibilità di confiscarli, cosa che dipende dai singoli ordinamenti in materia di diritto penale, possono essere usati per sostenere l’Ucraina”.
E mentre l’Europa vuole chiudere con la Russa, quest’ultima guarda alla Cina. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov ne sembra convinto e pronto a chiudere i ponti con i paesi russofobici: “Se l’Occidente vorrà offrire qualcosa in termini di ripresa delle relazioni, valuteremo seriamente se ne avremo bisogno o meno”.
Mosca sembra allontanarsi senza dramma dall’UE anzi ed è a lavoro per sostituire le merci importate dai Paesi occidentali in modo da dipendere in futuro solo da Paesi “affidabili”.