(Money.it) Un tavolo che ordina piatti diversi al ristorante può far sorgere una clamorosa polemica? Ebbene sì, una questione in apparenza così semplice ha creato un dibattito non indifferente, dopo che uno chef barese si è lamentato pubblicamente di una comanda particolarmente impegnativa ricevuta nel giorno di Pasqua. Come avviene sempre in questi casi, le persone che hanno visto il post si sono divise in due schieramenti: chi dava ragione allo chef, chi difendeva i diritti della clientela.
Sull’argomento si sono espressi anche altri professionisti del settore che, intervistati dal Corriere, hanno cercato di far chiarezza, rispondendo alla questione sollevata dallo chef di Bari e provando a far capire la situazione anche al pubblico, spesso ignaro dei meccanismi interni alla ristorazione.
Ordinare piatti diversi al ristorante, diritto dei clienti o scortesia per il personale di cucina?
La disputa inizia qualche giorno fa, quando lo chef Daniele Caldarulo del ristorante “Le Terrazze di Santa Lucia” di Bari ha pubblicato sui social network l’ordinazione ricevuta da un tavolo in occasione del pranzo di Pasqua.
Il problema? Ognuno clienti dello stesso tavolo ha ordinato un piatto diverso, per un totale di 7 primi:
- Spaghetti alla chitarra con le cozze (in 3 diversi sughi);
- pasta alla carbonara di tonno;
- paccheri alla pescatora;
- cavatelli;
- orecchiette al pomodoro.
Si presume che i piatti in questioni fossero contenuti nel menù del ristorante; quindi, non è subito comprensibile l’origine dell’irritazione dello chef Caldarulo. Ovviamente, lo chef non si è lamentato della scelta in sé, trattandosi di un professionista e di un servizio fornito dal ristorante. Il problema sarebbe più che altro riguardo alla gestione del lavoro in cucina, esse
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