Riordino agevolazioni e tasse per vincere la sfida lanciata dalla UE

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura

Occorre rimettere un po’ di “ordine nelle tasche degli italiani”, anzi nei loro pagamenti. Arrivano le proposte del Ministro Franco in vista del Ddl delega di riforma fiscale: tra i primi interventi in programma ci sono revisione scaglioni IRPEF e aliquote IVA, ma gli italiani vedranno altri cambiamenti in termini di riordino delle agevolazioni e delle tasse

La pressione fiscale in Italia ci informa il Ministro Franco, nel 2019 è stata pari al 42,3%,  di due punti al di sopra rispetto a quanto accade negli altri Stati dell’Uninione Europea. Media già  elevata rispetto a quella mondiale. Il Ministro allora in vista della Riforma Fiscale che interesserà il nostro Belpaese ci da alcune anticipazioni sul riordino eccezioni ai regimi ordinari, che rendono complicato assicurare parità di trattamento fra contribuenti con la stessa capacità contributiva: il Governo è infatti intenzionato a mantenere il forfettario con flat tax ma con adeguati correttivi, come quelli suggeriti per l’uscita progressiva al superamento della soglia dei 65mila euro.

Nella prossima riforma sarà eliminazione IRAP ma per farlo occorrerà una riforma complessa e sostenuta da analisi approfondite. Altro punto sarà la rimodulazione degli  scaglioni IRPEF: quelli attuali la rendono «molto progressiva a livelli bassi di reddito, e poco progressiva per i livelli elevati».

Le parole d’ordine saranno “semplificazione e stabilità”, l’Italia ha bisogno di un riordino sotto il punto di vista fiscale e occorre ristrutturare un sistema fiscale efficace ed efficiente che sia soprattutto prevedibile e stabile. Bisogna superare l’attuale molteplicità di tributi minori, alcuni dei quali sono micro tributi. Anche in considerazione del fatto che la complessità del sistema fiscale aumenta significativamente il ricorso al contenzioso. L’obiettivo è optare verso una riduzione del cuneo fiscale: il costo del lavoro è 5 punti sopra alla media europea, 11 punti sopra quella dei paesi OCSE. L’elevato prelievo sul lavoro dipendente non favorisce certo l’occupazione e «insieme alla dinamica della produttività, il tasso di occupazione è il nostro problema principale» sottolinea il ministero, citando i livelli particolarmente bassi per giovani, donne e Sud.

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