Rimborso chilometrico per lavoro: come fare per ottenerlo

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
Rimborso chilometrico per lavoro

A volte, per necessità lavorative, ci viene richiesto di spostarci utilizzando la nostra auto e sono questi i casi in cui potrebbe spettare il rimborso benzina da parte del datore di lavoro.

È una questione particolarmente importante e che sta a cuore a moltissime persone, soprattutto nell’ultimo periodo in cui si sta dibattendo molto sui buoni benzina. Questi buoni, infatti, sembrano voler colmare un po’ i vuoti lasciati dal rimborso chilometrico, che per legge spetta solo a determinati dipendenti e in determinate casistiche.

Cos’è il rimborso benzina

Il rimborso benzina è una delle tante modalità attraverso cui il datore di lavoro può riconoscere un rimborso spese ai propri dipendenti.

Ci sono alcune casistiche in cui questo è obbligatorio per legge, mentre altre volte viene riconosciuto come benefit da parte del datore e quindi come extra, finalizzato solo ad aumentare il senso di benessere del dipendente.

Nel caso del rimborso chilometrico, il datore di lavoro è tenuto a versarlo qualora il dipendente sia costretto per ragioni lavorative a spostarsi dalla propria sede di lavoro. Viene definita trasferta, ovvero l’allontanamento dalla sede per ragioni lavorative che vanno al di là delle richieste specifiche del dipendente.

Non a tutti però spetta questo rimborso: ad esempio, il tragitto casa-lavoro non è considerato trasferta e per questo il datore non è tenuto a rimborsarlo né a retribuirlo.

L’unica eccezione a questa regola è relativa a tutti i dipendenti che non hanno una sede di lavoro fissa o un itinerario fisso, come ad esempio gli addetti alla consegna o gli agenti di commercio.

Come fare per calcolarlo e ottenerlo

Esistono due modi diversi di effettuare il rimborso chilometrico. Non vi è una regola fissa per decidere quale usare, ma è a discrezione del datore di lavoro che può scegliere se pagare il rimborso successivamente alla trasferta, come rimborso vero e proprio.

In questo caso il dipendente dovrà presentare tutti gli scontrini relativi ad esempio alla benzina, l’eventuale casello o i parcheggi, e il calcolo verrà effettuato sull’importo completo, che verrà rimborsato nella busta paga successiva.

Un secondo metodo è quello forfettario: si prendono in esame diverse informazioni, come ad esempio il modello del veicolo, l’alimentazione dell’auto e il numero di chilometri che il datore effettuerà, calcolato in anticipo.

In base a tutte queste informazioni, vi sono delle tabelle distribuite dall’ACI dove è possibile fare un confronto e calcolare a priori quanto sarà l’importo da rimborsare. Sarà un rimborso forfettario, perciò non rispecchierà l’effettiva spesa, ma ha il vantaggio di essere rimborsata a priori.

Conclusioni

Il rimborso chilometrico è un argomento caldo, ultimamente, riemerso dopo le ultime notizie relative al bonus benzina.

Nel primo caso, il datore di lavoro è obbligato a riconoscerlo in caso di trasferta, ovvero qualora il dipendente sia tenuto a spostarsi dalla propria sede di lavoro per motivi aziendali, fuori dal suo controllo (senza considerare il tragitto casa-lavoro).

Esistono diversi modi per calcolare l’importo del rimborso, ed è perciò importante conoscerlo ed essere informati in relazione a ciò che spetta al dipendente.

Condividi questo articolo
Exit mobile version