Riforma dell’unione doganale: tra partnership, controlli e e-commerce, ecco la dogana che verrà

Di Redazione FinanzaNews24 5 minuti di lettura
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(Money.it) “È giunto il momento di portare l’unione doganale a un livello più alto, dotandola di un quadro giuridico più solido, che ci consentirà di proteggere meglio i nostri cittadini e il nostro mercato unico. Proporrò un pacchetto coraggioso, per un approccio europeo integrato, al fine di rafforzare la gestione del rischio doganale e sostenere controlli efficaci da parte degli Stati membri”

Sostiene Ursula Von der Leyen in Guidelines for the next European Commission 2019-2024).

Non è usuale trovare la questione doganale al centro dell’agenda di un soggetto politico, nazionale o unionale che sia; e la sorpresa è ancor più grande se le parole sono vergate dalla Presidente della Commissione UE. Saranno stati, ancora una volta, l’intuito e lo spirito femminile ad andare oltre la visione dell’occhio umano. Forse no, ma a noi piace illuderci: un soffio di poesia rende ogni materialismo più sopportabile.

La strada aperta dal trattato di Maastricht del ‘92 trova una seconda pietra miliare, dopo la sosta a Lisbona, nel Codice doganale unionale. Da allora, parliamo del 2016, data di entrata in vigore di quest’ultimo, è cambiata la geografia politica, economica e commerciale, i già precari equilibri, minati da una pandemia assassina e dalla perdurante stupidità umana, impegnata a impugnare le armi, sono tuttora in cerca d’autore, l’Europa stessa vuole affermarsi quale centro strategico mondiale, alternativa al bipolarismo USA-Cina.

Ma più che mai, sono mutati i bisogni o, forse, meglio, la percezione dei bisogni, che ha elevato a proprio baluardo la difesa delle frontiere: fisiche, per timore della guerra, politiche e commerciali, per timore delle mire espansionistiche del Dragone.

La tutela delle frontiere commerciali è, per definizione, compito delle autorità doganali. La politica doganale e commerciale è competenza esclusiva dell’Unione europea; date le premesse, la conclusione appare ovvia: le frontiere esterne devono essere presidiate da una dogana unionale.

Il “sentire” politico oggi guida in quella direzione. Non nuova, peraltro: già il Codice unionale postula una gestione del rischio centralizzata, che coordini le attività delle singole dogane nazionali; ma declinata dalla Commissione UE come mai in precedenza.

Una lunga strada ci ha portati alla proposta di riforma dell’Unione doganale presentata in Commissione europea lo scorso 17 maggio, che per certi versi ha degli aspetti che oseremmo definire rivoluzionari, perché cambia totalmente il modo di intendere la dogana e la sua autorità, ma necessaria per una maggiore tutela degli interessi delle aziende e dei consumatori.

Ma andiamo con ordine.

Le ragioni di una “rivoluzione”

Il documento esplicativo del programma “Dogana 2040” raccomanda di affrontare la sfida della governance dell’unione doganale dando la preferenza a una struttura comune e centrale per parlare con una sola voce, sfruttare i progressi tecnologici e utilizzare nel modo più efficace i dati delle dogane.

La relazione indipendente del Wise Person Group (il cosiddetto “Gruppo dei saggi”), nominato dal commissario Paolo Gentiloni per far fronte alle sfide dell’Unione doganale della UE, conclude che permangono gravi divergenze tra le autorità doganali nazionali nell’applicazione delle norme e delle procedure; che, oggi, il livello di protezione dei cittadini e degli Stati membri dipende dal luogo in cui le merci sono controllate; e che le imprese fraudolente e negligenti godono di un significativo vantaggio a basso rischio rispetto alle imprese e agli individui onesti e affidabili.

La Corte dei conti europea, nelle sue relazioni speciali di osservazione del costume doganale unionale, pubblicate a partire dal 2017 (l’ultima, la n. 13/2023 AEO – Solid customs programme with untapped potential and uneven implementation) ha rilevato che un’armonizzazione insufficiente nei controlli doganali ostacola gli interessi finanziari dell’Unione europea, raccomandando alla Commissione di migliorare l’applicazione uniforme dei controlli doganali e di sviluppare e attuare una capacità di analisi e coordinamento a pieno titolo a livello centralizzato europeo; nonché che i ritardi nello sviluppo delle tecnologie informatiche doganali, presupposto indefettibile per la completa applicazione della normativa codicistica, sono dovuti alla modifica dell’ambito del progetto, alle risorse insufficienti assegnate dalle autorità unionali e dagli Stati membri e al lungo processo decisionale dovuto alla struttura di governance a più


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