Riforma del Patto di stabilità, perché il tentativo Ue di dire addio all’austerità scontenta sia Italia che Germania

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Finalmente l’Unione europea ha una proposta ufficiale per un nuovo Patto di stabilità. A presentare la riforma, che i Paesi membri devono approvare definitivamente, è stata la Commissione europea, con il commissario all’Economia Paolo Gentiloni in prima fila assieme al collega vicepresidente, il “falco” Valdis Dombrovskis. La nuova governance europea è un mix, un compromesso tra le posizioni rigoriste di Germania, Olanda e Paesi nordici da una parte e Paesi mediterranei e progressisti dall’altra (tra cui l’Italia).

La via di mezzo, con cui la Commissione prova ad archiviare del tutto la stagione dell’austerity post crisi del 2007/2008 (culminata nella crisi dei debiti sovrani nel 2011), non abbandona i noti paletti del 3% (rapporto deficit/Pil) e 60% (rapporto debito/Pil), ma interviene sulle modalità di rientro verso questi parametri.

Le regole vengono quindi rese più morbide nella loro applicazione, anche se, qualora non venisse rispettata la nuova formula flessibile di rientro, le sanzioni stavolta scatterebbero in modo automatico. La Germania voleva molta più attenzione ai conti, l’Italia maggiore flessibilità.

Nessuna delle due, quindi, è stata davvero accontentata, mentre Roma viene anche invitata da Bruxelles a ratificare la riforma del Mes (siamo rimasti gli ultimi in Ue a non averla firmata), quel Meccanismo europeo di stabilità per aiutare gli Stati in emergenza di cui il governo Meloni non vuole nemmeno sentir parlare.

Patto di Stabilità, cosa prevede la proposta di riforma

Con la nuova riforma, quindi, resterebbero i paletti del rapporto deficit/Pil al 3% e di quello debito/Pil al 60% e si dovrebbero portare avanti aggiustamenti concordati con la Commissione, ma sparirebbe il rientro obbligatorio di 1/20 l’anno.

Si prevederanno poi percorsi sostenibili e credibili per ridurre i debiti più alti, come quello italiano. I tempi potrebbero essere lunghi: 4 anni dalla comunicazione della Commissione, più altri 3 in caso di riforme sulla sostenibilità dei conti o investimenti in difesa, tecnologia e transizione ecologica.

I singoli Stati definiranno gli obiettivi di medio termine su come intendono affrontare gli squilibri macroeconomici e il capitolo delle riforme. I piani saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio europeo.

Più flessibilità, ma sanzioni automatiche per chi non rispetta le regole

Secondo Gentiloni il calo del debito con il nuovo patto di Stabilità seguirà “un ritmo molto più graduale e ragionevole rispetto alla regola


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