Il governo e le parti sociali si sono incontrati al Tavolo della Riforma delle pensioni il 27 luglio, ma ad oggi non ci sono progressi su ipotesi specifiche che saranno sostenute il prossimo autunno, eventualmente inserite nella Legge di Bilancio 2022, che potrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2022, quando scadrà la Quota 100.
Il punto attorno al quale si incentra la discussione è ormai noto: quali alternative offrire ai lavoratori che, dopo il 31 dicembre 2021, non potranno più andare in pensione a 62 anni e quote 38, per via di nuove forme di flessibilità in produzione. La rilevanza si riferisce a coloro che sono prossimi a requisiti di pensionamento simili a quelli della quota 100, ma molto lontani dal prepensionamento o dalle pensioni di vecchiaia (42 anni e dieci mesi di contributi per la pensione anticipata degli uomini, 41 anni e dieci mesi per le donne; 67 anni per la pensione di vecchiaia).
Il dibattito verte su quale sarà lo strumento. Il Rapporto annuale dell’INPS analizza ipotesi come la Quota 41 (pensione anticipata con 41 anni di contributi), che è fra le proposte dei sindacati ma che è particolarmente onerosa. Oppure diverse forme di opzione per il contributivo, che consentono di ritirarsi prima della maturazione del requisito pieno ma rinunciando all’eventuale parte di contributi valorizzabili con il sistema retributivo. Ci sono poi altre proposte sul tavolo, come la Quota 102, che alza il requisito della Quota 100 senza intaccare il calcolo della pensione.
Nuovi elementi al dibattito arrivano anche dal presidente INPS, che non esclude una proroga dell’APE Sociale: consentirebbe ad alcune specifiche categorie di lavoratori di ritirarsi a 63 anni. Nel prossimo articolo affronteremo anche altri bodi su cui si soffermerà la tanto attesa riforma delle pensioni con la speranza di giungere presto ad una riforma che dia una valida risposta e che dia certezza ai lavoratori e alle lavoratrici che devono andare in pensione.