Riconoscimento facciale nell’accesso ai luoghi pubblici, è davvero possibile?

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Il riconoscimento facciale non piace a nessuno quando si toccano argomenti come la privacy o quando a farlo sono Paesi che hanno tendenze autoritarie. Al contrario quando la proposta arriva dal governo Meloni le mani sono pronte ad applaudire per l’idea di presunta sicurezza espressa. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha proposto di introdurre il riconoscimento facciale nelle stazioni, negli ospedali e nelle aree commerciali delle maggiori città italiane puntando al monitoraggio e alla prevenzione di crimini e di reati gravi.

La narrazione è quella della sicurezza ad ogni costo, anche a discapito della privacy e dei diritti. L’istallazione di telecamere con capacità di riconoscimento facciale private nei luoghi pubblici è infatti vietato o condizionato al parere del Garante della privacy. In Italia inoltre il riconoscimento facciale è vietato almeno fino alla fine del 2023, ma il governo può richiedere al Garante della privacy di utilizzarlo. Il caso specifico dell’utilizzo è quello della magistratura o per la prevenzione e repressione dei reati, quindi esattamente l’utilizzo che ne vuole fare il ministro dell’Interno.

Il progetto del ministro Piantedosi, che in più di un’occasione ha fatto sfoggio di affermazioni come quelle di “non aver bisogno di lezioni di diritti umani”, è quello di monitorare i crimini commessi da persone di origine straniera. Lo ha fermato lui stesso in un’intervista a Quotidiano Nazionale. Non stupisce quindi l’utilizzo di strumenti come il r


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