Revoca rinuncia all’eredità, come e quando è possibile

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Le persone chiamate all’eredità hanno la possibilità di rinunciare, soluzione che si rivela particolarmente efficace se il patrimonio del defunto comprende molti debiti oppure beni di difficile gestione. Cosa succede, però, quando si cambia idea, magari perché si scopre di aver valutato l’eredità erroneamente? Fortunatamente, la legge ammette la revoca della rinuncia: ecco quando e come è possibile.

Quando è possibile revocare la rinuncia all’eredità?

L’accettazione dell’eredità è definitiva, a prescindere dalle modalità in cui è avvenuta. Al contrario, la rinuncia può essere revocata, purché vengano rispettate le tempistiche previste dalla legge. La revoca della rinuncia deve anche sottostare ad alcune condizioni, inerenti esclusivamente la quota del rinunciante e il suo stato. Intuibilmente, infatti, la legge cerca di tutelare anche l’erede che ha già accettato la quota del rinunciante. Nel rispetto di questi requisiti, la revoca è sempre ammissibile.

Qual è il termine per la revoca?

La disciplina generale, sviluppata dall’articolo 480 del Codice civile, prevede che il diritto di accettazione dell’eredità si prescriva in 10 anni. Questo significa che si hanno 10 anni di tempo per accettare, indipendentemente dall’esistenza di una rinuncia. La revoca della rinuncia, infatti, si configura esattamente come un’accettazione. Non si può accettare solo una parte dell’eredità, così la revoca permette all’erede di rientrare con precisione nella posizione anteriore alla rinuncia.

Di conseguenza, con la revoca della rinuncia l’erede accetta la quota che originariamente gli spettava, senza potervi apporre condizioni di alcun genere.


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