Più povere le persone al Mezzogiorno mentre il Nord è in ripresa. In sintesi le famiglie in povertà assoluta in Italia sono il 7,5% contro il 7,7% regitrato invece nel 2020
Si sta per concludere il primo trimestre del 2022 e la ripartenza economica tanto sperata è stata invece rallentata ancora dal covid e dai conflitti bellici Russia-Ucraina che hanno invitato gli investitori alla cautela. In sostanza però la povertà assoluta nel 2021 si è mantenuta stabile. A dirlo i dati Istat che esamina le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a una data soglia calcolata sul paniere d’acquisto.
Secondo le stime preliminari, nel 2021 le famiglie in povertà assoluta in Italia sono il 7,5% (7,7% nel 2020) per un numero di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4%, come lo scorso anno), confermando sostanzialmente le stime del 2020. Senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7,0% a livello familiare e all’8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, rispetto al 2020.
Peggiora il Mezzogiorno, migliora il Nord: le persone povere al Centro Sud sono 195mila in più rispetto al 2020, si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 12,1% per gli individui (in crescita dall’11,1%), il 10,0% per le famiglie. Al Nord si registra invece un miglioramento a livello sia familiare (da 7,6% del 2020 a 6,7% del 2021) sia individuale (da 9,3% a 8,2%).
Ricordiamo che le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2021 dell’ISTAT insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie costituiscono la base informativa per gli indicatori di povertà assoluta. Sono infatti classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile. Le stime definitive saranno rese disponibili il 9 giugno (spese per consumi) e il 15 giugno 2022 (povertà).