(BorsaeFinanza.it) Vai al contenuto
Cerca
Cerca
Close this search box.
Alla luce dei recenti casi di femminicidio e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne celebrata ogni anno il 25 novembre, si torna a parlare con una certa insistenza di reddito di libertà strutturale. La manovra di bilancio per il 2024, infatti, ha stanziato sei milioni di euro in più per il Fondo destinato all’autonomia economica di donne vittime di abusi e violenza e in condizione di grave vulnerabilità.
Reddito di libertà: cos’è e come funziona
Istituito nel 2020 con il Decreto legge del 19 maggio 2020 n. 34, meglio noto come Decreto Rilancio, grazie a un emendamento a prima firma di Lucia Annibali, il reddito di libertà è una misura di welfare che si rivolge alle donne vittime di violenza (sia fisica che psicologica) e prevede l’erogazione di un assegno mensile fino a 400 euro per un periodo massimo di un anno. I sei milioni in più per il Fondo, a decorrere dal 2024, rendono strutturale questa forma importante di sostegno al reddito, già oggetto di un finanziamento diretto da parte di alcune regioni e province.
La sopraffazione da parte degli uomini nella sfera finanziaria – ossia la negazione o la limitazione all’accesso e al controllo delle risorse proprie o familiari – è un fenomeno molto diffuso in Italia, ma difficile da misurare. L’obiettivo del sostegno è favorire l’indipendenza economica delle beneficiarie, in particolare quelle in condizione di povertà e che hanno intrapreso percorsi di autonomia ed emancipazione.
L’articolo 3, comma 1, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 dicembre 2020 specifica il funzionamento dell’istanza per accedere al reddito di libertà. Questo contributo economico consiste in un assegno stabilito nella misura massima di 400 euro al mese per un massimo di 12 mensilità. Le destinatarie sono donne vittime di violenza con figli minori o senza figli, ma che rispettino determinati requisiti.
I requisiti per il reddito di libertà strutturale
Le donne che possono ottenere il reddito di libertà devono essere cittadine italiane o comunitarie residenti in Italia; straniere con status di rifugiate politiche o di protezione sussidiaria; extracomunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno. I requisiti sono le condizioni di bisogno economico e l’essere seguite da un Centro antiviolenza ufficialmente riconosciuto dalle regioni e dai servizi sociali.
È l’INPS ad erogare il contributo, ma la domanda (un’autocertificazione da parte della diretta interessata) va presentata al proprio Comune di residenza direttamente o tramite un rappresentante legale o un delegato. Il modello per la richiesta è disponibile sul portale dell’INPS. Alla domanda occorre allegare due documenti:
- l’attestazione del Centro antiviolenza relativa al percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso;
- la certificazione dei Servizi territoriali che dimostra la condizione di difficoltà socio-economica.
Gli operatori comunali sono autorizzati all’inserimento e alla trasmissione delle domande attraverso una specifica piattaforma di collegamento con l’INPS. L’esito viene comunicato utilizzando i dati di contatto indicati in domanda: il numero di cellulare o l’indirizzo e-mail. Una volta accolta la richiesta, l’istituto procede al pagamento in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, per una cifra complessiva pari a 4.800 euro. Le modalità di pagamento prescelte (conto corrente, libretto di risparmio, carta prepagata con IBAN) vanno indicate nell’autocertificazione.
Le domande non ammesse “per insufficienza di budget” potranno es
© Borsa e Finanza