Reato di tortura, cosa prevede e perché il governo Meloni lo vuole cancellare

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Così come preannunciato, Fratelli d’Italia ha avanzato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura, introdotto nel Codice penale italiano nel 2017, con non poche difficoltà. Oggi come 6 anni fa, il Parlamento è diviso. La proposta sostenuta dal governo Meloni è infatti criticata duramente dall’opposizione. Cancellare il reato di tortura potrebbe avere delle conseguenze molto gravi, sostiene il Partito democratico. Secondo Fratelli d’Italia, invece, è necessario per garantire ordine e sicurezza.

Cosa prevede il reato di tortura?

Il reato di tortura è disciplinato dagli articoli 613 bis e 613 ter del Codice penale. In particolare, il reato di tortura si configura quando qualcuno provoca un trauma psichico o acute sofferenze fisiche a una persona a lui affidata (ad esempio perché privata della libertà personale oppure perché sottoposta a potestà), attraverso l’uso di violenza, minacce gravi o crudeltà. Per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio il fatto è tanto più grave, punibile con la reclusione da 5 a 12 anni. Sono poi previste delle aggravanti – che fanno aumentare la pena – se le condotte sono state ripetute oppure in misura delle conseguenze riportate dalla vittima. In caso di morte, si prevede anche la condanna all’ergastolo.

L’articolo 613 del Codice penale è invece espressamente dedicato ai pubblici ufficiali e punisce l’istigazione al reato di tortura. Nel dettaglio, il pubblico ufficiale che incita a commettere questo reato un altro pubblico ufficiale è punibile con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, purché il delitto non venga poi commesso. La proposta di legge avanzata da Fratelli d’Italia riguarda in modo specifico questi due articoli, che a loro a


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