Quota 102, Opzione donna e Ape sociale dovrebbero terminare a fine dicembre

Di Gianluca Perrotti 5 minuti di lettura
Colpo di scena per le pensioni

I sindacati hanno lanciato l’allarme. Il nuovo governo avrà un paio di mesi per decidere quale strada prendere e dovrà occuparsi anche della finanza pubblica.

Il 1° gennaio 2023, se non saranno approvati nuovi interventi, si tornerà alla legge Fornero.

Il nuovo governo di centrodestra avrà un paio di mesi per decidere come affrontare le pensioni. Una questione che ha risvolti anche sui conti pubblici: sempre a gennaio ci sarà essenzialmente un adeguamento dei regimi pensionistici per tenere conto dell’inflazione galoppante. I sindacati hanno già lanciato l’allarme. verranno chiusi contemporaneamente tre canali di uscita anticipata: Quota 102 e  Opzione Donna. 

La quota 102 è una misura introdotta dal governo Draghi nella Legge di Bilancio come esperimento annuale dopo il completamento della sperimentazione triennale della quota 100.

Prevede la possibilità di pensionamento anticipato all’età di almeno 64 e 38 anni. contributi. Il rally non è stato elevatissimo: secondo alcune previsioni la produzione sarà di circa 10mila, mentre il governo ne stima 16.800. Anche la versione femminile scade a fine dicembre. Come spiega l’Inps, «Si tratta di una pensione calcolata secondo le regole di calcolo del sistema assicurativo e corrisposta a vista a favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che abbiano soddisfatto i requisiti previsti dalla legge fino al 31 dicembre 2021».

Questo consente ai lavoratori di 58 anni (59 autonomi) e 35 anni di contribuzione conseguiti nel 2021. Fine carriera anche per il monosociale. Si tratta di «un assegno erogato dallo Stato, erogato dall’Inps nei limiti delle spese ai soggetti, a determinate condizioni previste dalla legge, che abbiano compiuto i 63 anni di età e che non abbiano ancora diritto alla pensione direttamente in Italia. o straniero. È pagabile a vista fino al raggiungimento dell’età fissata per la concessione della pensione di vecchiaia. Consente di partire a 63 anni di età e, a seconda dei casi, a 30 o 36 anni di contribuzione. Questo provvedimento è stato introdotto nel 2017 ed è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022.

I sindacati propongono come soluzione la Quota 41

Un provvedimento promosso anche dalla Lega Matteo Salvini, che prevede la possibilità di lasciare il lavoro per tutti fino ai quarant’anni. contributi del primo anno indipendentemente dalla soglia personale. I sindacati chiedono inoltre di garantire a tutti gli usciti a 62 anni (senza aspettare che Fornero abbia 67 anni), di dare una pensione garantita ai giovani, e di rendere strutturali Ape Sociale e Option Woman estendendo Ape ad altre categorie di noiose contrattazioni.

Ma le soluzioni proposte dai sindacati potrebbero andare contro lo stato dei conti pubblici italiani. Bisogna infatti tener conto che a gennaio ci sarà un riprezzamento obbligatorio delle cure per adeguarle alla febbre inflazionistica: come ricorda il Sole 24 Ore, il repricing aumenterà la spesa pensionistica del 7,9% rispetto a quest’anno. Il quotidiano spiega che nel 2023 “la spesa per le pensioni dovrebbe aumentare di poco meno di 24.000 milioni”, ma con l’approvazione della Quota 41 e l’ampliamento delle opportunità “Donna” e “Mono Sociale”, “salirà a quasi 30.000 milioni in più”.

L’Inps stima che nel solo primo anno servirebbero 4 miliardi di dollari per garantire i pagamenti per 41 anni, indipendentemente dall’età. D’altra parte, secondo i sindacati, serviranno circa 1,3 miliardi, perché non tutto il potenziale pubblico ne beneficerà da questo. Inoltre, molti mettono in guardia contro l’uso eccessivo del pensionamento anticipato per non aumentare ulteriormente i costi pensionistici. Pertanto, il tema delle pensioni rimane caldo e divisivo.

La decisione su quale strada andare deve essere presa rapidamente, dato il 31 dicembre, Scadenza per tutti e tre i canali di uscita anticipata nel 2022. Tuttavia, per discuterne, deve entrare in carica il nuovo governo.

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