Il sistema previdenziale italiano rimane in equilibro ma non per molto, infatti è ancora afflitto da una serie di problemi: in primis, i servizi previdenziali incidono troppo, così come le formule di flessibilità in uscita che riducono la possibilità di pensionamento anticipato senza fornire gli strumenti giusti per “un invecchiamento attivo”.
È questa la principale evidenza del decimo Rapporto di Itinerari Previdenziali, con il bilancio aggiornato del sistema previdenziale italiano da cui emerge anche una lettura critica del conguaglio inserito nella Legge di Bilancio 2023, che penalizza gli assegni medio- alti.
Fotografia di un’Italia i cui dati sono da analizzare
Partiamo dai dati sul sistema previdenziale. Nel 2021 aumenteranno sia il numero dei pensionati sia il numero degli occupati, e migliorerà il rapporto tra pensionati e occupati (è un dato significativo). Nello specifico, ecco i dati dei lavoratori italiani:
- Pensionati: Aumentano a 16,099 milioni nel 2021, con un incremento di 57mila 547 unità dai 16,041 milioni del 2020
- Occupati: dopo il Covid nel 2020 e nel 2021 ci osno stato incrementi riportandosi a 22 milioni 884mila (non sono più conteggiati i lavoratori in CIG o inattivi da oltre 3 mesi), con un tasso di occupazione totale al 59% rispetto al 57,1% del 2020 e al 59% del 2019. A fine giugno 2022 gli occupati sono saliti a 23 milioni 70mila per un tasso di occupazione pari al 60,1%, superando il record del 2019. Il rapporto occupati e pensionati che nel 2020 si fermava a 1,384, sale nel 2021 a 1,4215.
Chi è andato in pensione? Dei 16 milioni di pensionati italiani il 51,8% sono donne, destinatarie dell’87% del totale delle pensioni di reversibilità (con quote della pensione diretta variabili tra il 60% e il 30%, in base al reddito del superstite).
Occupazione: Italia ed Europa a confronto
Tornando all’occupazione, nonostante gli avanzamenti sopra descritti, l’Italia si conferma uno dei peggiori Paesi in Europa sul fronte occupazionale. Secondo i dati Eurostat relativi al 2021, il nostro Paese si colloca all’ultimo posto per occupazione nel mondo, 10 punti percentuali dietro la media europea (58,2% per l’Italia e 68,4% in media a 27 Paesi), per occupazione femminile (qui la differenza è di circa 14 punti rispetto alla media europea) e giovani (17,50% contro il 32,70% della media Ue). I tassi di occupazione dei lavoratori più anziani sono leggermente migliori, con una differenza rispetto alla media UE di “solo” 7 punti percentuali.