(Money.it) Prima di affittare casa è bene conoscere i rischi a cui si va in contro, soprattutto nel caso in cui gli inquilini smettessero di pagare il canone o le spese. Ovviamente per i casi di morosità è prevista la procedura di sfratto, così da liberare l’immobile e affittarlo a qualcun altro, oltre al recupero crediti per ottenere l’adempimento. Nulla di tutto ciò è rapido e semplice come d’auspicio e anche le dure previsioni del Codice civile a volte si rivelano insufficienti a ottenere i provvedimenti nei tempi sperati. Esiste comunque una certa tendenza allo sveltimento di questi casi, oltre a una rinnovata attenzione nei confronti dei padroni di casa e della tutela a loro riservata.
Quali inquilini non si possono sfrattare?
Fino a non molto tempo fa, le leggi periodicamente approvate impedivano o sospendevano lo sfratto dei nuclei familiari più deboli, contenenti disabili, anziani, minori o in grave stato di povertà. Ecco perché la più grande paura dei locatori è quella di trovarsi impossibilitati a cacciare via gli inquilini morosi.
Chiedersi quali inquilini non si possono sfrattare è legittimo, ma in realtà non è più necessario da diversi anni. Sia per la tutela dei locatori, che per evitare la discriminazione di tali soggetti, questo tipo di norme non è più approvato. Non esistono inquilini che non possono essere sfrattati, perché sarebbe incostituzionale far prevalere le loro difficoltà su quelle dei locatori minando un loro diritto.
Questo però non vuol dire che la procedura sia tutta in discesa, i tempi per l’esecuzione dello sfratto sono di norma dilatati rispetto alle più ristrettive previsioni della legge, tanto più quando il nucleo familiare versa in condizioni di fragilità. L’unica soluzione possibile per i locatori, oltre all’accertamento delle garanzie prima di stipulare il contratto d’affitto, è quindi proprio anticipare il
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