(Money.it) Per Giorgia Meloni il taglio delle tasse sul lavoro approvato dal suo governo è stato il più alto degli ultimi decenni. L’esecutivo ha in effetti investito quasi tutte le risorse previste dal Def per aumentare lo sgravio contributivo a favore dei lavoratori dipendenti: ora il taglio, partendo dalla base introdotta dal governo Draghi, ha raggiunto i 6 punti percentuali per i redditi sotto i 35mila euro e addirittura i 7 punti per quelli al di sotto del 25mila euro.
Si può, però, davvero parlare del taglio delle tasse più alto degli ultimi decenni? Il tema della riduzione delle tasse sul lavoro è ricorrente da ormai diversi anni e diversi governi. Negli ultimi dieci anni è stato prioritario per tutti, da destra a sinistra. E l’intervento ha riguardato molto spesso proprio il cuneo fiscale, che in Italia è molto più alto che nella media Ocse.
L’obiettivo dei diversi esecutivi è sempre stato quello di aumentare il netto in busta paga per i lavoratori, soprattutto per quelli con redditi più bassi. Ma quale governo ha tagliato di più le tasse sul lavoro? Il Sole 24 Ore ha effettuato qualche stima: entriamo nel dettaglio.
Il taglio del cuneo fiscale del governo Meloni
Il governo Meloni è intervenuto aggiungendo quattro punti al taglio del cuneo fiscale, a partire da luglio, per i redditi fino a 35mila euro. Già con la manovra aveva aggiunto un punto di sgravio per i redditi fino a 25mila euro. La misura approvata il primo maggio vale oltre 3,5 miliardi, con una busta paga più pesante (comprendendo anche i tagli già in vigore) tra gli 80 e i 100 euro.
Con la manovra il governo aveva già messo in campo 5 miliardi per confermare lo sgravio del 2%
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