(Money.it) Guerra civile o colpo di Stato? Cosa ha rischiato davvero il Cremlino durante l’avanzata del gruppo paramilitare Wagner? Dopo ore di timori e incertezza, Yevgeny Prigozhin ha fatto marcia indietro con il suo esercito, allontanandosi da Mosca. La decisione è arrivata in seguito a una trattazione indiretta con il leader russo, Vladimir Putin, avvenuta grazie alla mediazione con Lukashenko, della Bielorussia, anche in ogni caso se non se ne conoscono i dettagli. Di fatto, moltissimi cittadini russi hanno iniziato a preparare le valigie dopo che i media nazionali hanno allertato sull’avanzata del gruppo Wagner, come dimostrano i voli aerei prenotati nella giornata di oggi.
Il dietrofront per “evitare uno spargimento di sangue”, come dichiarato proprio da Prigozhin poche ore fa, ha messo solo un punto di sospensione alla minaccia della Wagner, definita dall’Intelligence britannica “la più significativa sfida allo Stato russo dei tempi recenti”. In effetti Mosca ha immediatamente attuato significative misure di sicurezza, quando ancora era del tutto incerto il possibile risvolto della vicenda. Per il momento, sembra davvero che tutto si sia risolto, perlomeno temporaneamente, nel modo meno cruento possibile.
Il rischio, concretissimo, era che l’avanzata dei paramilitari si trasformasse in una guerra civile – la risposta dell’esercito russo è stata invece sorprendentemente morbida – o perfino in un colpo di Stato, considerando l’esplicita ribellione alle imposizioni di Putin. Cerchiamo di capire qual è la differenza fra questi due termini che, no, non dovrebbero essere utilizzati come sinonimi.
Cos’è una guerra civile?
La guerra civile è per definizione un conflitto armato in cui le fazioni sono principalmente composte da cittadini dello stesso Stato. È questa la differenza principale rispetto agli altri conflitti, nei quali – in modo più o meno significativo – il contrasto si basa su differenze nazionali. Per esempio, una forma di guerra civile è stata ospitata dal territorio italiano durante il fascismo. La Resistenza, composta da resilienti italiani, combatteva (anche) contro l’esercito fascista, pur essendovi una buona parte di soldati connazionali
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