(BorsaeFinanza.it)
Un emittente di azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante è regolato dall’art. 116 del Testo Unico della Finanza e dall’art. 2 bis del Regolamento Emittenti. Una società ad azionariato diffuso, definita public company nel linguaggio anglosassone, è un’impresa che suddivide il proprio capitale sociale tra moltissimi azionisti. L’obiettivo è quello di impedire ai singoli soci di detenere un numero di azioni superiore a una certa quota che permette loro di controllare la società. Ciò significa che il comando delle operazioni è in mano a un gruppo dirigente nominato da un’ampia platea di partecipanti al capitale sociale.
I singoli azionisti della public company non sono interessati quindi al controllo dell’azienda, bensì alle remunerazioni che derivano dalla loro partecipazione. La società quindi può contare su una base solida di finanziatori, con la dirigenza che si pone come traguardo quello di conservare il valore dell’azienda mantenendo alto il numero degli azionisti attraverso le remunerazioni e dunque assicurandosi un capitale finanziario elevato.
Emittente di azioni diffuse tra il pubblico in misura rilevante: chi è
Le norme citate definiscono gli emittenti di azioni in misura rilevante (public company) coloro che rispettano alcuni requisiti, quali:
- azionisti diversi dai soci di controllo in numero superiore a 500 che detengono complessivamente una quota di capitale sociale almeno del 5%;
- impossibilità di redigere il bilancio in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435 bis, primo comma, del codice civile.
Questi limiti però si intendono superati qualora alternativamente le azioni:
- siano state oggetto di un’offerta al pubblico di sottoscrizione e vendita o corrispettivo di un’offerta pubblica di scambio;
- abbiano costituito oggetto di un collocamento, in qualsiasi forma realizzato, anche rivolto a soli investitori qualificati come definiti ai sensi dell’articolo 34-ter, comma 1, lettera b);
- siano o siano state negoziate su sistemi multilaterali di negoziazione con il consenso dell’emittente o del socio di controllo ovvero siano state ammesse alla negoziazione su mercati regolamentati e successivamente siano state oggetto di revoca;
- siano emesse da banche e siano acquistate o sottoscritte presso le loro sedi o dipendenze.
Un emittente si considera diffuso dall’inizio dell’esercizio sociale successivo a quello in cui si sono verificate le condizioni previste dal Regolamento Emittenti per divenire tale e fino alla chiusura dell’esercizio sociale in cui è stato accertato il venir meno di tali condizioni. Unica eccezione è rappresentata dagli emittenti che erano già quotati su mercati regolamentati, i quali diventano diffusi a partire dal giorno successivo a quello di revoca dalla quotazione. Gli emittenti diffusi sono tenuti a comunicare alla Consob sia il verificarsi delle condizioni per l’assunzione di tale qualifica, sia il venir meno di tali condizioni.
Una società non è considerata public company allorché queste sono soggette a limiti legali alla circolazione riguardanti anche l’esercizio dei diritti aventi contenuto patrimoniale, ovvero il cui oggetto sociale prevede esclusivamente lo svolgimento di attività non lucrative di utilità sociale o volte al godimento da parte dei soci di un
bene o di un servizio. Sapere se un emittente è diffuso o meno è importante perché deve fornire ulteriori informazioni rispetto agli altri soggetti finanziari. Tra l’altro, la sua disciplina è presa in considerazione anche dal codice civile. Pertanto, sapere se un emittente è diffuso significa anche sapere se alcune disposizioni del codice civile si applicano o meno a tale società.
Emittente di azioni diffuse: obblighi
Essere un emittente di azioni diffuse comporta obblighi ben delineati previsti dal TUF, che possono essere riepilogati come segue:
- fare comunicati stampa in occasione di eventi e circostanze rilevanti;
- pubblicare i documenti contabili, ossia il bilancio
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