Difendiamo il mondo partendo dal mare. Un’idea comune di non facile attuazione in quanto lede molto interessi economici.
Una punto di svolta o solo un tentativo?
Gli Stati membri dell’ONU hanno finalmente raggiunto un accordo per proteggere l’Alto Mare, un’area di mare al di fuori delle giurisdizioni nazionali che copre circa due terzi dell’oceano.
Dopo anni di negoziati, il presidente della conferenza Rena Lee ha annunciato che “la nave ha raggiunto la riva”, suscitando gli applausi dei delegati presso la sede delle Nazioni Unite a New York. L’Alto Mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.
In difesa delle biodiversità
L’accordo è di grande importanza poiché finora nessun governo ha assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse dell’Alto Mare, rendendo queste zone vulnerabili.
Ciò ha portato a una perdita di biodiversità e habitat, con alcuni degli ecosistemi marini più importanti del pianeta a rischio. Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio di estinzione.
L’Alto Mare è un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta ed è composto da acque internazionali oltre le 200 miglia nautiche dalla costa, se gli Stati hanno dichiarato la Zona Economica Esclusiva (ZEE), e fa parte dell’oceano che tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca.
Tuttavia, l’Alto Mare richiede una gestione sostenibile e una protezione adeguata per garantire la sopravvivenza delle specie marine e il mantenimento della biodiversità. L’accordo raggiunto dall’ONU rappresenta un importante passo avanti nella salvaguardia dell’Alto Mare e nella protezione del pianeta.